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Malta

Riforma lampo: il governo cambia le inchieste senza consultazioni

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Uno stravolgimento delle regole che rischia di cambiare per sempre il sistema giudiziario maltese. Il governo di Robert Abela è deciso a portare avanti la controversa riforma delle inchieste magistrali senza alcuna consultazione pubblica, nonostante le critiche e le richieste di maggiore trasparenza da parte della società civile. Ma cosa c’è dietro questa accelerazione improvvisa?

Giovedì, il ministro della Giustizia Jonathan Attard ha difeso la decisione del governo, affermando che l’esecutivo ha già tutte le informazioni necessarie per procedere con le modifiche. Quando gli è stato chiesto perché non si sia ritenuto necessario un dibattito pubblico, Attard ha risposto senza esitazioni: “Abbiamo abbastanza conoscenze, basate su sentenze e decreti del tribunale, per identificare gli aspetti che necessitavano di modifiche e correzioni attraverso questa riforma.”

Il fulcro della controversia è il cambiamento delle modalità con cui i cittadini potranno richiedere un’inchiesta penale e quali prove potranno essere utilizzate per avviarla. Attualmente, chiunque può rivolgersi direttamente ai tribunali per chiedere di indagare su un presunto reato, senza dover prima passare dalla polizia. Ma con le nuove regole, chi vorrà avviare un’inchiesta dovrà obbligatoriamente rivolgersi alle forze dell’ordine e attendere sei mesi prima di poter presentare una richiesta a un giudice. Inoltre, sarà possibile basare la richiesta solo su prove che siano effettivamente ammissibili in tribunale.

Il primo ministro Robert Abela aveva annunciato questa riforma lo scorso dicembre, e il disegno di legge è già passato alla prima fase parlamentare a gennaio. Il governo sembra determinato a farlo diventare legge nel minor tempo possibile, con un iter legislativo insolitamente rapido.

Una riforma pericolosa?

Non tutti, però, sono convinti che questa riforma rappresenti un passo avanti per la giustizia. A gennaio, nove organizzazioni della società civile hanno chiesto al governo di pubblicare un Libro Bianco prima di approvare la legge, per permettere un confronto più ampio. Ma le loro richieste sono rimaste inascoltate.

Attard, tuttavia, respinge le critiche e insiste che la riforma è basata su solide raccomandazioni: “Questi rapporti ci hanno suggerito di togliere le inchieste dalle mani dei magistrati e affidarle ai pubblici ministeri. Tuttavia, abbiamo voluto rispettare le nostre tradizioni giuridiche e il sistema di revisione giudiziaria.”

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Il ministro ha citato in particolare i pareri della Law Commission, della Commissione Bonello e della Commissione di Venezia come basi fondamentali per la riforma. Secondo lui, le modifiche daranno ai cittadini maggiori diritti e, allo stesso tempo, imporranno più responsabilità a tutti coloro che partecipano al processo d’inchiesta.

Attard ha poi ricordato che il Partito Laburista aveva già inserito questa riforma nel suo manifesto elettorale: “Abbiamo iniziato il processo con la decisione politica di nominare quattro magistrati in più, dedicati esclusivamente alle inchieste. Questo ha già iniziato a dare frutti in termini di efficienza.”

Ma sarà davvero così? Oppure questo cambiamento rischia di minare il principio di indipendenza della giustizia? Il dibattito resta aperto, ma il governo sembra intenzionato ad andare avanti senza ripensamenti.

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