Un urlo di morte risuona tra le strade di Ħamrun. È il 2 aprile 2017 e Brandon Pace, affacciato dal balcone della sua abitazione, fissa con sguardo carico d’odio Kurt Grech, 31 anni, che si trova in strada. La tensione è palpabile, poi la minaccia: “Ibqa’ hemm isfel, għax illum noqtlok!”
(Resta lì sotto, perché oggi ti uccido!). Poche ore dopo, quella promessa si trasformerà in un bagno di sangue.
Mentre i genitori di Kurt cercano disperatamente di calmarlo dopo una furiosa discussione con la sua ex compagna, lui li zittisce con una frase agghiacciante: “Illum irrid nagħlaqa, min jibqa’, jibqa’.”
(Questa storia finisce oggi. Chi resta, resta.). È il preludio di una tragedia che sconvolgerà per sempre due famiglie.
Davanti alla giudice Consuelo Scerri Herrera, Kurt Grech, conosciuto come ‘in-Nemes’, e suo padre Joseph Grech, 61 anni, devono ora rispondere di omicidio volontario. Le accuse si estendono anche alle minacce rivolte alla madre della vittima, Lisa Pace, e alla sua compagna Jessica Bilocca. Kurt è inoltre accusato di aver ferito gravemente Bilocca con un coltello, mentre Joseph avrebbe minacciato la sorella di Brandon, Donna Pace. Entrambi gli imputati si dichiarano non colpevoli.
Ma cosa ha scatenato l’ira omicida? Secondo il commissario aggiunto di polizia Keith Arnaud, il movente è un conflitto per l’accesso al figlio di Kurt Grech e Jessica Bilocca. La discussione tra Bilocca e la madre di Kurt era iniziata al telefono, ma la tensione si è poi spostata in strada, trasformandosi in un feroce scontro fisico.
Le immagini shock delle telecamere di sicurezza
Gli inquirenti hanno analizzato le riprese delle telecamere della casa dei Grech, e le immagini parlano chiaro: Kurt entra in casa e ne esce pochi istanti dopo con due coltelli in mano. Uno, con il manico giallo, è identico a quelli trovati nella sua abitazione. Poco dopo, la polizia seguirà una scia di sangue fino a recuperare le armi insanguinate, abbandonate vicino alla residenza dei Grech.
Durante l’interrogatorio, Kurt Grech ha ammesso di aver accoltellato Brandon Pace, ma si è difeso dicendo che l’attacco era partito proprio dalla vittima. Ha raccontato che Brandon gli aveva inferto una coltellata al petto mentre sua madre tentava disperatamente di separarli. A quel punto, Kurt ha detto di aver brandito il coltello con il manico giallo e di averlo “lanciato senza sapere dove sarebbe finito”, colpendo involontariamente Jessica Bilocca al piede mentre cercava di fermare la rissa.
Poi il dettaglio che aggiunge un ultimo brivido a questa storia: secondo la sua versione, Brandon si sarebbe rialzato per poi crollare a terra di nuovo. Ed è in quel momento che Kurt sarebbe fuggito dalla scena.
Quando la polizia gli ha chiesto se suo padre fosse armato, Kurt ha negato tutto: “Mio padre non aveva alcun coltello.”
Ma le tensioni tra le due famiglie erano ben più profonde di quanto si pensasse.
Le minacce sui social e la rabbia covata per mesi
Quella di Ħamrun non è stata una lite esplosa all’improvviso. Gli inquirenti hanno ricostruito mesi di tensione, vendette e minacce. Kurt e suo padre hanno raccontato agli agenti che Jessica Bilocca, mesi prima dell’omicidio, aveva colpito Kurt con un tirapugni mentre Brandon assisteva alla scena. E non solo: in un post sui social, Bilocca aveva pubblicato una foto di Kurt accompagnata da messaggi inquietanti. Tra i commenti, uno spiccava su tutti: quello di Brandon Pace, che scriveva “I will sort him out.”
(Ci penserò io a sistemarlo.).
L’odio era arrivato persino sul posto di lavoro di Kurt. Joseph Grech ha riferito che, qualche settimana prima della tragedia, Brandon e Jessica si erano presentati lì per cercarlo, ma lui quel giorno non c’era.
Eppure, nonostante le continue minacce e aggressioni, nessuno dei due ha mai sporto denuncia. Alla domanda del commissario Arnaud sul perché non avessero segnalato la violenza, soprattutto quando Bilocca aveva aggredito Kurt, la risposta è stata glaciale: “Non volevamo coinvolgere la polizia, avrebbe solo peggiorato le cose.”
Ora, mentre il processo continua, la giustizia dovrà stabilire chi ha realmente scatenato la furia omicida.
Difesa e accusa
Gli avvocati Roberto Montalto, Katheleen Grima ed Edward Gatt difendono gli imputati, mentre Rachel Tua e Ishmael Psaila rappresentano la famiglia della vittima. L’ufficio del Procuratore Generale è rappresentato dagli avvocati Kevin Valletta e Kaylie Bonett.