Malta

Msida, tragedia annunciata: 95enne sbranata dai pitbull del nipote

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Un incubo terrificante si è consumato tra le mura di una casa di Msida, dove una donna di 95 anni è stata brutalmente massacrata dai pitbull del nipote. Andre Galea, il responsabile di questa tragedia annunciata, è stato condannato a un anno e otto mesi di carcere per non aver fatto nulla per prevenire l’orrore.

La magistrata Donatella Frendo non ha usato mezzi termini nel descrivere l’atrocità della scena: l’anziana Ines Maria Galea è stata “morsa e fatta a pezzi dai cani di proprietà del suo amato nipote” . Non solo lei, ma anche il suo inseparabile chihuahua Betty è stato sbranato nella furia dell’attacco avvenuto nel settembre 2020.

Quando i soccorritori sono arrivati, si sono trovati davanti a uno spettacolo da incubo: il corpo dell’anziana giaceva in una pozza di sangue, con parte della gamba e il piede strappati via dai morsi feroci di “Bullet” e “Chica”, i due pitbull di Galea. Due bestie che non avrebbero mai dovuto stare in quella casa, eppure il loro padrone, incurante del pericolo, aveva continuato a tenerli lì anche dopo essersi trasferito altrove.

La sentenza è stata inequivocabile: Galea ha “perpetuamente trascurato i suoi doveri di proprietario di cani”, mettendo in pericolo la nonna per anni. La corte ha evidenziato come lui fosse ben consapevole della natura aggressiva dei suoi animali e di quanto fossero una minaccia per l’anziana donna. “Non c’è dubbio che avrebbe dovuto prevedere che, permettendo ai cani di vagare liberamente vicino a una donna anziana, prima o poi avrebbe scatenato una tragedia” , ha affermato la magistrata.

E così è stato. “Senza ombra di dubbio, non si tratta solo di negligenza grave, ma anche di un totale abbandono, sia a livello materiale che intellettuale.”

Ma chi è Andre Galea? La sua fedina penale parla chiaro: non è nuovo ai guai con la giustizia. Disturbo della quiete pubblica, guida pericolosa e ora questa tragedia che pesa come un macigno sulla sua coscienza. La magistrata lo ha descritto come “un uomo che non riesce a frenarsi nella sua frenesia di vivere con totale incuranza, ignorando i pericoli e la sicurezza degli altri”.

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Oltre ai 20 mesi dietro le sbarre, il tribunale lo ha condannato a pagare una multa di 2.224 euro.

Ma la questione più inquietante è un’altra. Frendo ha sollevato un punto che fa riflettere: la pena massima prevista dalla legge per un omicidio colposo è di appena due anni. Troppo poco, secondo la magistrata, per una vita umana strappata in un modo così crudele. “È possibile che questo sia il valore che diamo alla vita umana? È diventata così insignificante, meno di un’auto nuova?” , ha domandato con amarezza.

E ha concluso con una riflessione che suona come un monito per tutti: “Il modo in cui una società considera la vita umana, come se ne prende cura e la protegge, riflette i valori che essa sostiene e, in ultima analisi, quelli dei suoi singoli membri.”

Foto: Chris Sant Fournier

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