Il Parlamento Europeo è sotto il fuoco delle critiche per una falla clamorosa nel suo codice di condotta, una falla che consente a Roberta Metsola di sfuggire all’obbligo di dichiarare i propri conflitti di interesse. Questo scandalo, esploso grazie a un’inchiesta di Politico, ha scosso profondamente l’istituzione e sollevato interrogativi sulla trasparenza dei suoi vertici.
L’inchiesta punta il dito contro un’anomalia sconcertante: mentre tutti gli altri alti funzionari del Parlamento, inclusi vicepresidenti e questori, sono tenuti a dichiarare i loro conflitti di interesse, Metsola sembra essere esentata da tale obbligo. Un’eccezione che ha permesso al ruolo del marito, Ukko Metsola – vicepresidente del colosso crocieristico Royal Caribbean Group, nonché lobbista registrato presso l’UE – di rimanere “ampiamente inosservato
“, persino quando la Presidente si è espressa pubblicamente su questioni riguardanti l’industria marittima.
Ma come è possibile che Metsola non sia vincolata dalle stesse regole che governano tutti gli altri? Nessuno sembra saperlo.
Un portavoce del Parlamento Europeo ha dichiarato al Times of Malta che “la Presidente ha sempre rispettato scrupolosamente tutte le regole del Parlamento in materia di dichiarazioni e conflitti di interesse, sia nello spirito che nella lettera delle regole“, aggiungendo che l’occupazione del marito “non è una novità né una rivelazione recente
“.
Metsola, ha assicurato il portavoce, “ha sempre utilizzato la sua posizione esclusivamente per rappresentare gli interessi del Parlamento Europeo. Il Parlamento respinge con fermezza qualsiasi congettura che suggerisca il contrario
“.
Regole scritte dagli eurodeputati, non da Metsola
Un dettaglio che il Parlamento non manca di sottolineare è che le regole etiche in questione sono state scritte e approvate dagli eurodeputati stessi, non dalla Presidente Metsola. Tuttavia, ciò non ha impedito a Metsola di attribuirsi il merito delle riforme etiche introdotte dopo lo scandalo Qatargate, che ha scosso il Parlamento proprio all’inizio del suo mandato.
A gennaio 2023, Metsola ha pubblicato su X (ex Twitter) affermando di aver presentato “una serie di proposte per riformare, ricostruire e riaffermare il Parlamento Europeo come un’istituzione moderna e trasparente
“.
Il suo piano in 14 punti, adottato nel corso dell’anno, ha introdotto regole più severe sui conflitti di interesse, dando anche alle autorità maggiori poteri per stabilire “se gli eurodeputati con conflitti di interesse possano ricoprire incarichi specifici
“.
Anche se questa falla nelle regole non suggerisce che Metsola o suo marito abbiano commesso atti illeciti o cercato di influenzare la legislazione, i gruppi di sorveglianza sulla trasparenza hanno sottolineato a Politico che “non c’è alcuna ragione per cui la Presidente Metsola — o qualsiasi altro presidente — debba essere esentato dal presentare una tale dichiarazione
“.
A seguito del report di Politico, l’eurodeputato laburista Alex Agius Saliba ha dichiarato che richiederà provvedimenti durante una riunione del gruppo S&D.
Nepotismo e clientelismo: non è la prima volta che Metsola è sotto accusa
Le polemiche non sono finite qui. Solo la settimana scorsa, Metsola è stata travolta dalle critiche per la nomina del cognato, Matthew Tabone, come suo capo di gabinetto. Alex Agius Saliba, insieme ad altri, ha descritto questa nomina come un chiaro caso di “nepotismo sfrenato“.
Tabone, che ha sposato la sorella di Metsola nel 2015, è entrato nello staff della Presidente due anni prima di convolare a nozze. Inizialmente, il suo nome era stato proposto per il ruolo nel 2022, ma la posizione è andata invece alla spagnola Leticia Zuleta de Reales Ansaldo.
Il predecessore di Ansaldo, l’italiano Alessandro Chiocchetti, dopo aver lasciato l’ufficio di Metsola, è stato nominato segretario generale del Parlamento Europeo, tra pesanti accuse di clientelismo e scambi di favori per ottenere il supporto necessario alla sua nomina.
Chiocchetti è stato eletto grazie al sostegno di due membri del gruppo S&D che avrebbero disobbedito alle direttive del loro stesso gruppo politico per votare a suo favore.
A chiudere questo circolo vizioso c’è proprio uno dei ribelli, l’eurodeputata greca Eva Kaili, arrestata poche settimane dopo dalla polizia belga per accuse di corruzione, in uno scandalo che avrebbe poi portato al famigerato Qatargate, e che ha ispirato le recenti riforme del codice di condotta del Parlamento Europeo.
Foto: Chris Sant Fournier