Malta

MCAST in crisi: docenti in protesta, gli studenti nel caos

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L’anno scolastico è appena iniziato, ma la calma è tutt’altro che tornata nelle aule di MCAST. La tensione è alle stelle: docenti e studenti si trovano nel mirino di una disputa che sembra non avere fine, con l’intera comunità accademica travolta da una serie di conflitti. I professori, da mesi in rotta di collisione con l’amministrazione dell’istituto, hanno deciso di aprire l’anno con una clamorosa protesta. Il governo, intanto, si difende, con il Premier Robert Abela che lancia un monito: l’accordo collettivo per i docenti non potrà essere “esorbitante”. Ma la situazione è tutt’altro che semplice, e gli studenti sono i veri sacrificati di questa guerra.

Il Premier, cercando di riportare la calma, ha sottolineato: “Non possiamo permettere che l’accordo diventi esorbitante, perché se non rispetta i principi tradizionali dei contratti collettivi e della contrattazione, rischiamo che i futuri governi non riescano a garantirne la sostenibilità.” Una dichiarazione che suona come un avvertimento per evitare l’escalation dei conflitti, ma che non fa altro che alimentare la tensione. E poi, in un tentativo di distendere i toni, ha aggiunto: “Con buona volontà, possiamo arrivare a un accordo. ” Ma il tempo stringe, le trattative sono ancora in corso, e le speranze di risolvere la crisi restano incerte.

La causa scatenante di tutto questo è il contratto collettivo dei docenti di MCAST, che non viene rinnovato ormai da quasi tre anni. La protesta esplosa a ottobre, quando i docenti e il sindacato Malta Union of Teachers (MUT) hanno aperto l’anno scolastico con un sit-in, è solo l’ultimo capitolo di una saga che sta minando la serenità dell’intero istituto. La gestione di MCAST è accusata di non aver rispettato i tempi per il rinnovo del contratto, creando una situazione insostenibile per gli insegnanti. E così, sono arrivate le direttive: niente comunicazioni con l’amministrazione al di fuori delle ore prestabilite, boicottaggio degli eventi e delle cerimonie, sospensione delle attività di ricerca e, per i più disperati, il divieto di rivelare i voti agli studenti. La protesta è totale.

Ma l’effetto collaterale di questa battaglia sono gli studenti, che si trovano a vivere una situazione al limite del surreale. Una studentessa di infermieristica, che aveva tutto pronto per laurearsi, ha spiegato con amara preoccupazione: “Senza i voti, temo che non riuscirò a laurearmi. Siamo tutti ansiosi di iniziare a lavorare, alcuni di noi ne hanno davvero bisogno per stabilizzarsi finanziariamente. ” La protesta degli studenti, che ha avuto luogo mercoledì, è un chiaro segnale della frustrazione che si respira nei corridoi: tutti chiedono al governo di fare il possibile per garantire che i docenti vengano retribuiti equamente e che le loro difficoltà non ricadano più sui ragazzi.

Nel frattempo, Abela ha cercato di fare un passo indietro, mostrando comprensione per il malcontento degli studenti. “Le persone più innocenti in tutto questo sono proprio loro, gli studenti. ” Ma non ha mancato di sottolineare anche le ragioni dei docenti, chiedendo che si raggiunga una soluzione. E mentre la situazione continua a rimanere in stallo, il presidente del sindacato MUT, Marco Bonnici, ha fatto sapere che finalmente ci sono progressi nelle trattative, e che l’obiettivo è di giungere a un accordo il più rapidamente possibile. Tuttavia, ha avvertito: la posizione del sindacato non è in discussione. La guerra non è ancora finita, e le vittime rimangono gli studenti, intrappolati tra le richieste dei docenti e le risposte del governo.

Foto: Daniel Ellul/Chris Sant Fournier

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