Una testimonianza sconvolgente emerge dal processo che ha gettato luce su un presunto giro di traffico di esseri umani a Malta. Una donna venezuelana, vittima di questo sistema criminale, ha confessato di aver lavorato come prostituta “finché il mio corpo ha retto
“. Le era stato promesso il 55% degli incassi, ma solo quando sarebbe tornata a casa, lasciando l’isola.
La donna, intervenuta tramite video conferenza, ha ammesso di sapere cosa l’aspettava quando ha accettato il consiglio di un’amica di trasferirsi a Malta. Ma dietro quella proposta si celava un sogno infranto: guadagnare abbastanza per comprare una casa e pagare un intervento chirurgico per sua figlia. Ora, è la prima delle presunte vittime a puntare il dito contro nove persone, otto uomini e una donna, accusati di aver orchestrato un traffico di esseri umani a fini di prostituzione.
Tra i presunti membri dell’organizzazione ci sono Luke Farrugia, 36 anni, un manutentore di Birkirkara, Clint Lawrence D’Amato, un tassista di Gudja, Denzil Farrugia, 19 anni, impiegato di un negozio alimentare di Sliema, Alexandra Suhov Pocora, una 32enne romena residente a St Paul’s Bay, Kane Vassallo, un barbiere 22enne di Siġġiewi, Gordon Cassar, 44 anni, manutentore di Kalkara, Luca Emanuele Corito, 21 anni di Senglea, Dylan McKay, 30 anni, tassista di Fgura e Nicolae Efimov, 37 anni, di St Paul’s Bay. Tutti negano le accuse di riciclaggio di denaro, organizzazione criminale, sfruttamento della prostituzione e sequestro delle vittime in un bordello.
La donna ha raccontato di aver iniziato a offrire servizi sessuali già dal giorno successivo al suo arrivo a Malta, lavorando senza sosta. Nonostante fosse libera di uscire, ha scelto di rimanere nell’appartamento, determinata a guadagnare quanto più possibile. In due settimane, al netto delle spese del biglietto aereo, che ammontavano a circa 4.000 euro, aveva messo da parte tra 5.000 e 6.500 euro, fino a quando la polizia ha fatto irruzione nell’appartamento, smantellando l’operazione.
Tutto è iniziato quando la sua amica, una collega nel centro commerciale dove lavoravano, le ha parlato delle “buone opportunità di guadagno a Malta” e del fatto che non ci sarebbero stati “problemi“. Le due donne hanno viaggiato insieme, partendo da Madrid e arrivando all’aeroporto internazionale di Malta il 24 giugno, con tutte le spese coperte. “Il capo sta arrivando. Ti darà tutte le informazioni
,” le ha detto l’amica la mattina successiva. Quel capo, che la donna ha poi identificato come Clint Lawrence D’Amato, ha subito dettato le sue condizioni di lavoro. Era lui a fissare gli appuntamenti, mentre la vittima si limitava a eseguire. Le tariffe? 50 euro per mezz’ora, 100 per un’ora.
Nonostante il lavoro flessibile, la donna era spinta a lavorare “finché il corpo reggeva“, con l’obiettivo di accumulare abbastanza denaro per un futuro migliore. Ora, però, con l’arresto dei suoi sfruttatori, si chiede disperata: “Come farò a recuperare i miei soldi?”
Foto: Chris Sant Fournier
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