Malta ha deciso di dichiarare guerra agli affitti turistici a breve termine, e questa settimana segna l’inizio di una battaglia che potrebbe cambiare per sempre il volto del settore. L’Autorità del Turismo ha lasciato intendere l’arrivo di misure rivoluzionarie che potrebbero sconvolgere la vita dei condomini e i piani dei proprietari di case.
La notizia ha scatenato un vortice di reazioni: da un lato, chi teme per il mercato immobiliare e i propri investimenti; dall’altro, chi applaude, sostenendo che finalmente si affrontano i disagi causati dagli affitti brevi. Mentre Malta si addentra in questo terreno minato, un’occhiata ai suoi vicini europei potrebbe offrire preziosi insegnamenti su come affrontare il problema.
Il modello turco
Sembra che Malta voglia ispirarsi alla Turchia, che ha introdotto nuove regole lo scorso anno per frenare gli affitti non regolamentati. Le norme turche sono chiare: prima di affittare, è necessario ottenere l’approvazione unanime degli altri proprietari dell’edificio. Ma non finisce qui. Anche con il permesso, un appartamento può essere affittato per un massimo di 100 giorni l’anno, e un cartello deve essere affisso all’ingresso, chiarendo che si tratta di un immobile turistico.
La stretta si fa ancora più rigida se nel palazzo già il 25% degli appartamenti è destinato agli affitti brevi: in quel caso, le nuove richieste vengono automaticamente respinte, a meno che l’intero edificio non appartenga a una sola persona.
Le città che dicono basta
Se la Turchia è severa, alcune città europee hanno optato per misure ancora più drastiche. Barcellona, per esempio, ha promesso di eliminare completamente Airbnb entro il 2029, congelando le licenze esistenti fino alla loro scadenza naturale. Maiorca e Malaga stanno osservando attentamente, pronte a seguire lo stesso percorso, mentre a Firenze e Venezia il vento del cambiamento soffia forte: la prima ha già vietato nuove inserzioni nel centro storico, e la seconda sembra pronta a imitarla.
Nel frattempo, Budapest ha già deciso: dal 2026, in un quartiere della città gli affitti brevi saranno vietati, e il governo nazionale sta valutando una moratoria su tutte le licenze Airbnb.
Divieti: una soluzione fragile
Ma imporre divieti totali si è rivelato più difficile del previsto. Berlino, che nel 2016 è stata pioniera in Europa con un divieto assoluto, ha dovuto fare retromarcia solo due anni dopo. “Nonostante il successo nel ridurre gli affitti turistici e aumentare l’offerta di case”
– mostrano gli studi – il divieto è stato sostituito con limiti temporali e multe salatissime: fino a 500.000 euro per chi viola le nuove regole.
Anche il Portogallo ha fatto marcia indietro. Dopo un cambio di governo e pressioni crescenti, le rigide restrizioni agli affitti brevi sono state cancellate, lasciando Airbnb a festeggiare.
Un labirinto di regole
Molti paesi hanno scelto soluzioni intermedie, preferendo limiti temporali per arginare il fenomeno. Amsterdam permette affitti di massimo 30 giorni l’anno; Londra e Vienna si fermano a 90 giorni, mentre Parigi si spinge fino a 120. Al contrario, città come Singapore e Honolulu hanno imposto periodi minimi di affitto di tre mesi e 90 giorni rispettivamente, stroncando sul nascere il mercato degli affitti brevi.
A New York, invece, si è optato per un approccio più creativo. Le nuove regole prevedono che una proprietà possa essere affittata solo se il proprietario vive nella casa durante il soggiorno degli ospiti, e a non più di due persone contemporaneamente.
La sfida maltese
Come Malta deciderà di muoversi rimane un’incognita. Ad oggi, chi desidera affittare la propria casa a turisti deve ottenere una licenza dall’Autorità del Turismo. E i numeri sono in costante aumento: nel 2024, le richieste di licenza hanno già superato quelle dell’intero 2023. Con oltre 6.000 proprietà registrate, di cui un quinto a Gozo, il settore degli affitti brevi sembra destinato a crescere ancora. Ma per quanto tempo?
Foto: Matthew Mirabelli