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Malta

Malta condannata: migranti detenuti in condizioni disumane, arriva la sentenza

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Malta condannata a pagare per il trattamento disumano inflitto a sei giovani migranti! È questa la sentenza shock della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha ordinato al nostro Paese di risarcire queste vittime dopo aver violato gravemente i loro diritti.

I sei migranti, tutti cittadini del Bangladesh, sono stati tratti in salvo in mare e portati a Malta il 18 novembre 2022. Nonostante abbiano dichiarato di avere tra i 16 e i 17 anni, sono stati rinchiusi per quasi due mesi nel Centro di Prima Accoglienza di Ħal Far e successivamente trasferiti nel famigerato Centro di Detenzione di Safi, dove sono rimasti per altri quattro lunghissimi mesi. Cinque di loro sono stati liberati solo a maggio 2023 e accolti in un centro per minori, ma l’ultimo di loro, dichiarato adulto, ha visto infrangersi il suo sogno di asilo ed è stato costretto a lasciare Malta nell’agosto 2023.

La Corte ha stabilito, senza esitazioni, che quei cinque minori hanno subito “trattamenti inumani o degradanti” per tutta la durata della loro detenzione, oltre a vedersi negato il “diritto a un rimedio efficace”  per proteggersi da tali abusi.

Ma non è tutto. I giudici hanno ritenuto che i sei migranti siano stati privati del loro “diritto alla libertà e alla sicurezza” e che la loro detenzione non sia stata valutata “in tempi rapidi”  da un tribunale, come previsto dalla legge.

La sentenza ha scosso il Paese: Malta dovrà pagare €9.000 al migrante dichiarato adulto e ben €15.000 a ciascuno degli altri cinque giovani, a titolo di danno morale. Inoltre, è stato imposto al governo maltese di versare €6.000 complessivi per coprire le spese legali.

E come se non bastasse, la Corte ha lanciato un chiaro avvertimento a Malta: è ora di introdurre una legislazione che renda il Tribunale per i Ricorsi in materia di Immigrazione davvero indipendente e imparziale. Inoltre, bisogna fornire ai migranti detenuti un rimedio efficace per denunciare le terribili condizioni in cui vengono trattenuti.

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Foto: Shutterstock.

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