Connect with us

Malta

Malta, bufera sulla scuola: gli insegnanti dovranno chiedere il permesso per parlare

Published

on

Un colpo di scena scuote il mondo dell’istruzione a Malta: il Ministero dell’Educazione ha imposto una direttiva che impone agli insegnanti di chiedere l’autorizzazione prima di parlare pubblicamente della loro professione. Un attacco senza precedenti alla libertà di espressione che ha scatenato la rabbia del Malta Union of Teachers (MUT), il quale ha definito questa misura nientemeno che “censura”  e ha lanciato una petizione per ottenerne il ritiro immediato.

La controversa “Circolare DES 28.2024”, inviata a fine settembre, riguarda tutti gli educatori, dalle scuole primarie fino all’istruzione superiore. Il documento è chiaro: chi ottiene il permesso di rilasciare dichiarazioni ai media dovrà assicurarsi che le sue parole riflettano le politiche e gli obiettivi del Ministero dell’Educazione. Inoltre, i docenti non potranno esprimere opinioni personali né fare affermazioni che possano essere interpretate come politicamente orientate.

“Vogliono metterci il bavaglio!”

Il MUT ha risposto con fermezza, dichiarando in un comunicato: “Impedire agli insegnanti di parlare pubblicamente della loro professione equivale a censurarli”.  Secondo il sindacato, i docenti hanno non solo il diritto, ma anche il dovere di discutere apertamente del sistema educativo e del suo impatto sugli studenti. Per questo, ha invitato insegnanti, studenti e cittadini a firmare la petizione, affinché questa misura venga ritirata prima che diventi un pericoloso precedente.

L’indignazione del sindacato è stata amplificata da un caso eclatante che ha fatto scalpore: una docente è stata richiamata dal suo preside dopo aver parlato pubblicamente contro il nuovo sistema di valutazione continua degli esami SEC. Joanna Mallia, insegnante di matematica, ha denunciato durante un’intervista al podcast Il-Każin fuq Tokis  di Jon Mallia che il nuovo metodo di valutazione sta mettendo gli studenti sotto una pressione insostenibile.

Mallia ha raccontato di essere stata convocata dal preside Jonathan Portanier Mifsud, il quale, secondo lei, avrebbe agito su ordini “provenienti dall’alto”. Tuttavia, il preside ha respinto questa versione dei fatti, dichiarando di aver preso l’iniziativa personalmente, senza pressioni da parte di superiori.

Il mondo dell’istruzione insorge

Per il MUT, il caso di Joanna Mallia è “il primo episodio noto di un docente richiamato per aver espresso la propria opinione in pubblico”, ma potrebbe non essere l’ultimo. “Gli insegnanti non possono essere zittiti quando esprimono il loro giudizio professionale”, ha ribadito il sindacato, sottolineando che “in un Paese che ha eliminato la censura, non si può accettare che venga ora reintrodotta nelle scuole” e promettendo battaglia contro questa misura.

Advertisement

Le critiche non si sono fatte attendere. L’Unione dei Professionisti dell’Educazione (UPE), altro sindacato di categoria, ha invitato i suoi membri a ignorare la direttiva, definendola un attacco diretto alla libertà di parola. Anche diverse organizzazioni civiche si sono espresse contro la circolare, definendola “totalitaria”  e chiedendone il ritiro immediato.

Sul fronte politico, l’Opposizione ha preso una posizione netta: “Questa circolare soffoca la libertà di espressione di ogni insegnante, negando loro il diritto di esprimere opinioni personali sull’istruzione e imponendo regole su cosa possono dire” , ha dichiarato il Partito Nazionalista.

“Un attacco pericoloso alla democrazia”

Anche l’ONG Repubblika si è schierata al fianco di Joanna Mallia, definendo la sua convocazione “un fatto gravissimo” e aggiungendo: “È altamente preoccupante, soprattutto considerando che l’ordine di censura sarebbe arrivato ‘dall’alto’”.

“Le autorità dovrebbero ascoltare i cittadini, non zittirli”, ha dichiarato l’organizzazione, sottolineando che è “inutile dichiarare che gli insegnanti sono professionisti, se poi devono chiedere il permesso per parlare della loro stessa professione”.

Repubblika ha poi lanciato un ultimatum al ministro dell’Istruzione, Clifton Grima, chiedendogli di prendere posizione pubblicamente contro la circolare. “Se non lo farà, ci aspettiamo che il Primo Ministro chiarisca la posizione del governo su questa censura”.

Foto: Matthew Mirabelli.

Advertisement
Continue Reading