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Malta

Malta africana: il libro che svela una storia dimenticata

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Recentemente, una scoperta straordinaria ha riacceso l’interesse per un pezzo di storia dimenticato di Malta. L’arcivescovo Ġorġ Frendo ha richiamato l’attenzione su un volume rarissimo custodito nel convento domenicano di Rabat: Description de l’Afrique . Questo libro, tradotto in francese nel 1686 da un’opera tedesca pubblicata ad Amsterdam nel 1668, offre una guida dettagliata, affascinante e sorprendentemente precisa delle isole maltesi nel XVII secolo. Un vero e proprio viaggio nel tempo che svela come Malta fosse percepita allora non come europea, ma come africana.

Che Malta fosse considerata parte dell’Africa potrebbe oggi sembrare incredibile, ma era un concetto accettato da geografi classici come Tolomeo e da antichi cartografi, che rappresentavano spesso l’isola “capovolta” in base alla prospettiva africana. Questo dibattito, tanto storico quanto politico, si chiuse solo nel 1801 quando, per una misura dettata dal risparmio, il governo britannico dichiarò Malta parte dell’Europa. La ragione? I soldati britannici di stanza sull’isola durante il blocco francese pretendevano la paga più alta riservata al servizio in Africa. Londra, per tagliare i costi, approvò una legge dichiarando Malta europea, gettando così le basi per il suo futuro nell’Unione Europea.

Tra i protagonisti di questa affascinante storia c’è Olfert Dapper, medico, storico e geografo olandese, che non mise mai piede fuori dai Paesi Bassi ma realizzò una delle più complete enciclopedie sull’Africa. Nel suo libro, Dapper include Malta nel continente africano basandosi su criteri geografici e linguistici, ma ignorando che oltre il 90% del DNA maltese è di origine siciliana e che la lingua maltese deriva dal siculo-semitico, e non dall’arabo del Maghreb.

Le sue descrizioni di Malta sono straordinariamente vivide e dettagliate. Racconta di agrumeti lussureggianti a San Anton, dove crescevano arance, limoni e melograni, e del Boschetto, una tenuta coperta di piante aromatiche, frutteti e uliveti, con lepri e conigli a perdita d’occhio. Gli abitanti producevano un cotone di qualità superiore a quello egiziano, e Malta era rinomata per il cumino e l’anice, ingredienti fondamentali persino in rimedi medicinali come La pasticca del Re Sole . Le fortificazioni dell’isola, così come le armerie in grado di equipaggiare 30.000 uomini, erano considerate tra le migliori del mondo.

Dapper dipinge un quadro a due facce della società maltese: da un lato un’élite urbana sofisticata, sostenuta dalla pirateria e dall’uso intensivo degli schiavi; dall’altro, una popolazione rurale povera e impegnata a coltivare un suolo avaro di risorse. Nonostante le difficoltà, i maltesi si distinguevano per la loro forza e resilienza, guadagnandosi il titolo di “Malta fior del Mondo” .

Anche Gozo riceve attenzione nel volume, descritto come un’isola più fertile e collinare di Malta, con una produzione agricola sufficiente per i suoi abitanti e un’eccedenza che veniva esportata. Dapper sottolinea la presenza di api per la produzione di miele e di falconi destinati alla Spagna. Nonostante il suo castello fosse piccolo e poco rilevante, Gozo era ben protetta dalle numerose armi che coprivano tutto il territorio.

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Tra le curiosità, Dapper racconta dei grandi grappoli d’uva maltesi, inadatti per il vino ma eccellenti come frutta da tavola, e dei cavalli locali, “fort-beaux” , non ferrati e nutriti con paglia e orzo. Degne di nota anche le pratiche tradizionali, come i contratti matrimoniali dettagliati o i riti funerari, dove i pianti e le lamentazioni diventavano un vero spettacolo.

Il palazzo del Gran Maestro a Valletta, con i suoi giardini, la fontana e l’imponente collezione di teste romane, affascinò particolarmente Dapper. Questi reperti, scavati da cavalieri maltesi nel 1584 a Mahdia, in Tunisia, furono trasferiti sull’isola e trovarono posto d’onore nel cortile del palazzo, sebbene abbiano sempre suscitato dibattiti tra studiosi. Oggi riposano nella collezione del Museo Archeologico di Valletta.

L’opera di Dapper rimane un tesoro di dettagli e curiosità, un ritratto vivido e onesto di Malta nel XVII secolo che ancora oggi cattura l’immaginazione. Sebbene alcune delle sue interpretazioni siano discutibili, la sua capacità di raccontare con precisione e imparzialità una realtà così complessa è un esempio straordinario di narrazione storica.

Foto: Per gentile concessione di Joseph Schirò e della Biblioteca Nazionale

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