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l’ultimo baluardo degli anni ’90 che resiste a St Paul’s Bay

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Entrare al Beachaven di St Paul’s Bay è come varcare le porte di una macchina del tempo che ti catapulta negli sfavillanti anni ’90. Questo locale, affacciato sul mare, è uno degli ultimi superstiti di un’epoca d’oro e, a differenza di molti suoi contemporanei, non ha ceduto alla tentazione di rinnovarsi. Qui tutto è rimasto come allora: sfere da discoteca, luci al neon, arredi viola e la leggendaria pista da ballo in vetro che attira ancora generazioni di appassionati.

“La gente lo adora,”  dichiara con orgoglio Godwin Cutajar, il proprietario 73enne che dal 1977 gestisce questo gioiello. In oltre trent’anni, a parte qualche piccola miglioria all’illuminazione e al sistema audio, nulla è cambiato. E nulla cambierà, assicura.

Cutajar scoprì il Beachaven negli anni ’70, quando ancora si chiamava Fondatore, e decise di rilevarlo nonostante non avesse alcuna esperienza nel mondo della ristorazione o della gestione di bar. Da allora, insieme a sua moglie Jeanette, ha scritto una storia unica e affascinante.

“Molti ci dicono: ‘Non cambiate nulla, lasciatelo così com’è’,” confida Jeanette, 65 anni, che conobbe Godwin proprio nei primi anni del club, mentre le note di Donna Summer e dei classici di Saturday Night Fever  facevano ballare i presenti.

“È la nostra storia d’amore,” racconta con un sorriso, ricordando come i suoi genitori avessero una casa estiva nelle vicinanze e lei finì per frequentare quel club che, di fatto, le cambiò la vita. “Nessuno credeva che potesse funzionare, e invece eccoci qui, sposati da 37 anni,”  aggiunge.

Dietro il fascino e le luci al neon, però, si nasconde un percorso fatto di sfide e sacrifici. Jeanette ricorda notti in cui Godwin dormiva al club su casse di birra, con un semplice materasso come letto. “Il Beachaven è il suo primo amore, persino prima di me,” scherza, sottolineando il legame profondo che il marito ha con questo locale.

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Non sono mancati gli ostacoli. Negli anni, Beachaven ha spesso attirato l’attenzione della polizia a causa delle lamentele per il rumore e i problemi di parcheggio. “La polizia arrivava in massa,”  ricorda Jeanette. Ma con il tempo, e grazie a importanti investimenti in insonorizzazione e una gestione attenta delle licenze, i problemi si sono risolti.

C’è stato persino chi ha criticato l’apertura del club durante il Venerdì Santo, quando tutti gli altri locali erano chiusi. “Dicevano: ‘Che vergogna’,”  racconta Jeanette, senza nascondere un pizzico di amarezza.

E poi, nel 2019, la natura ha provato a spegnere per sempre le luci del Beachaven. Una violenta tempesta distrusse le finestre e allagò il locale. “La pista da ballo era piena di pesci delle vicine vasche di allevamento,” ricorda. “Pensavamo fosse la fine.”  Ma con il sostegno di amici e familiari, il club risorse e tornò a far ballare il suo pubblico.

Oggi, la gestione è passata nelle mani di Simon, il figlio minore della coppia. Simon, 30 anni, lavora nel club da quando aveva 16 anni e non ha intenzione di cambiare l’atmosfera unica del locale. “Alcuni mi dicono di modernizzarlo, ma ci sono già tanti posti moderni. Non credo che esista un altro posto con questa atmosfera,”  afferma.

Sotto la sua guida, Beachaven continua a richiamare una clientela variegata: nostalgici che rivivono i loro anni d’oro e giovani affascinati dallo stile rétro. Godwin, dal canto suo, si sente soddisfatto di quanto ha costruito. “Ho fatto tutto quello che c’era da fare. Ora tocca a Simon,”  conclude con orgoglio.

Foto e Video: Karl Andrew Micallef

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