Malta

Frodi alle elezioni dal 2014: la Commissione elettorale prende le distanze

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La Commissione Elettorale ha preso le distanze dalle affermazioni di un informatore su una cospirazione criminale che avrebbe visto le carte d’identità di cittadini maltesi nati all’estero consegnate a residenti stranieri al fine di votare per il Partito Laburista.

In una breve dichiarazione rilasciata mercoledì, la Commissione ha affermato di non avere alcun ruolo nell’emissione delle carte d’identità e di essere pronta a collaborare alle indagini qualora fosse necessaria la sua partecipazione.

Martedì scorso, in un’istanza al tribunale, un uomo che ha denunciato un presunto racket delle patenti di guida ha dichiarato di essere in possesso di prove di frodi elettorali diffuse che risalgono al 2014.

L’uomo ha affermato che sono stati pagati degli stranieri residenti a Malta ai quali sono stati forniti nomi, cognomi e carte d’identità di una persona deceduta al fine di votare per il Partito Laburista.

L’informatore, che era coinvolto nel Partito Laburista e ricopriva il ruolo di segretario del Balzan Labour Party Club, ha anche affermato di avere una lista di nomi delle persone coinvolte e di conoscere personalmente le persone che hanno partecipato allo schema.

Il Partito Nazionalista ha chiesto un’indagine sulle affermazioni contenute nella richiesta del tribunale, mentre il Partito Laburista ha respinto le affermazioni come fantasiose.

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La Commissione elettorale ha emesso carte d’identità fino al 2014, ma il sistema è stato poi sostituito dal National Identity Management System ed è passato sotto la responsabilità di Identity Malta.

La Commissione Elettorale si affida ora ai dati forniti da Identity Malta per verificare l’emissione dei documenti di voto.

Times of Malta ha chiesto alla Polizia e a Identity Malta se intendono indagare sulle denunce.

L’informatore ha espresso il desiderio di partecipare in videoconferenza al caso del racket delle patenti di guida aperto sulla base delle informazioni che ha fornito alla polizia.

Ha inoltre affermato che da quando ha portato alla luce le accuse, è stato chiamato a casa per 15 anni e le autorità hanno rifiutato di rinnovare il suo permesso di soggiorno. Identity Malta sostiene che l’uomo non ha rispettato i termini di legge.

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