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Malta

Kappara, il cavalcavia della discordia: fino a dove può spingersi lo Stato?

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Il governo può davvero agire senza limiti quando si tratta di interesse pubblico? Questa è la domanda che ha acceso un dibattito feroce nella sentenza della Corte d’Appello del 7 novembre 2024. Al centro di questa disputa, una villa a Kappara e i suoi proprietari, che si sono visti privare della spettacolare vista sul porto di Marsamxett a causa della costruzione del cavalcavia di Kappara. La polvere, il rumore e il traffico hanno preso il posto della tranquillità, e con essi è svanito il valore della loro proprietà. Un sacrificio che i residenti non erano disposti a tollerare.

La legge maltese non concede automaticamente ai proprietari il diritto di chiedere un risarcimento per il deprezzamento delle loro case a causa di progetti pubblici. Tuttavia, il principio dell’“abuso di diritto” è chiaro: anche il governo, pur esercitando i propri poteri, non può ignorare i diritti altrui. La vera domanda era: lo Stato ha superato questi limiti con il progetto del cavalcavia?

La Corte ha esaminato due elementi chiave. Primo, i proprietari non hanno dimostrato di avere un diritto legale alla vista sul porto di Marsamxett. “Se avessero provato l’esistenza di questo diritto,” ha osservato la Corte, “avrebbero avuto diritto a un risarcimento per l’espropriazione della loro vista.”  Ma senza alcuna prova concreta, la perdita della vista non ha potuto giustificare un’azione legale contro il governo.

Secondo, la Corte ha valutato se il progetto fosse stato condotto entro limiti ragionevoli. Ha riconosciuto che il rumore e la polvere derivanti dai lavori pubblici possono costituire una violazione se eccessivi, ma ha anche sottolineato che i cittadini devono tollerare certi disagi come parte della vita in comunità. “Il governo ha il diritto di intraprendere progetti di utilità pubblica,” ha stabilito la Corte, “ma non può seriamente compromettere il diritto dei proprietari di godere delle loro proprietà.”

In questo caso, la Corte ha concluso che l’inquinamento da polvere e rumore generato dal cavalcavia non ha superato i limiti di ciò che è considerato ragionevolmente tollerabile. Il messaggio della sentenza è chiaro: l’interesse pubblico non è una scusa per superare i confini legali, ma i cittadini devono accettare un compromesso per il bene collettivo.

Foto: Matthew Mirabelli.

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