Malta

Il potere in bilico: Camilleri chiamato a decidere sul futuro delle intercettazioni

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Il ministro dell’Interno Byron Camilleri, l’uomo che ha in mano il potere di autorizzare intercettazioni telefoniche, è al centro di una controversia esplosiva. Sarà lui a decidere se rinunciare a questo straordinario potere, ma solo dopo aver passato al setaccio una sentenza che ha già fatto tremare il sistema. Una decisione cruciale, legata a un caso che ha rivelato come un’intercettazione telefonica ordinata da un ex ministro nel 2005 abbia calpestato i diritti di un sospettato di traffico di droga, negandogli un processo equo.

“Tutte le decisioni saranno prese dopo che la sentenza sarà stata studiata in dettaglio” ha dichiarato Camilleri al Times of Malta, aggiungendo: “Dobbiamo prima esaminarla a fondo prima di prendere qualsiasi decisione.”  Ma nonostante le pressioni crescenti, il ministro si è trincerato dietro il silenzio quando gli è stato chiesto se fosse favorevole a rinunciare ai suoi poteri di intercettazione.

Martedì, un tribunale costituzionale ha decretato che l’intercettazione in questione, utilizzata per incastrare il presunto trafficante, ha violato il diritto dell’uomo a un processo equo, poiché era stata autorizzata da un ministro e non da un giudice. Una sentenza dirompente, che mette ancora più pressione sui legislatori maltesi, costringendoli a rivedere leggi ormai considerate antiquate, che attribuiscono un tale potere a un ministro invece che a un tribunale.

Nella stessa giornata, il Capo della Giustizia ha lanciato un monito durissimo, invitando le autorità pubbliche a sostenere “chiaramente e inequivocabilmente”  le decisioni e gli ordini dei tribunali, assicurandosi che non vengano ignorati, ostacolati o disattesi. Non è la prima volta che i giudici invocano una riforma: un altro magistrato aveva già sollevato la questione in un caso simile.

Una legge obsoleta e pericolosa?

Il sistema giuridico maltese che regola le intercettazioni telefoniche è disciplinato dal famigerato Security Services Act . Questo atto conferisce al Servizio di Sicurezza maltese l’autorità di intercettare le comunicazioni, ma solo su autorizzazione del ministro competente. Ogni mandato deve essere emesso per il bene nazionale e limitato agli scopi specifici indicati nel documento.

Ciò che scuote maggiormente è l’assenza di un controllo giudiziario su tali decisioni. Nessun giudice, nessuna corte: tutto è nelle mani del ministro. Questo ha portato a critiche feroci e a preoccupazioni sempre più crescenti su possibili abusi di potere.

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Il Security Services Act  non è stato aggiornato in modo sostanziale negli ultimi anni, nonostante i rapidi progressi tecnologici. La necessità di una riforma è ormai lampante, sia per modernizzare le pratiche che per garantire una maggiore trasparenza e responsabilità.

Diversi giudici, nelle loro sentenze, hanno sottolineato la pericolosità di una mancanza di supervisione da parte della magistratura, evidenziando come questo sistema potrebbe sfociare in gravi violazioni dei diritti umani. I tempi per un cambiamento sembrano ormai maturi, ma la domanda è: chi avrà il coraggio di spingere per una vera riforma?

Foto: Chris Sant Fournier
Video: Chris Sant Fournier

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