Nonostante le tensioni che continuano a salire e l’incubo di una guerra devastante che incombe all’orizzonte, i coraggiosi soldati maltesi impegnati in Libano non arretrano di un solo passo. La loro missione è chiara: portare a termine il loro dovere, costi quel che costi. La tenente Katrin Abela, intervistata dal Times of Malta
, ci racconta la quotidianità di questi eroi, che affrontano ogni giorno pericoli inimmaginabili con una determinazione incrollabile.
Da Camp Shamrock, una base militare irlandese a soli sette chilometri dal confine israeliano, Abela guida otto soldati maltesi che, come lei, sono perfettamente consapevoli dei rischi che corrono. Ma la paura non è una scusa per mollare. “Sappiamo bene che la situazione è pericolosa, ma siamo qui per fare il nostro lavoro e lo porteremo a termine”
afferma la tenente con una determinazione che non lascia spazio a esitazioni.
La presenza dei soldati maltesi fa parte di una missione internazionale più ampia, che mira a garantire un minimo di stabilità in una delle regioni più turbolente del mondo. Questi uomini e donne fanno parte della Forza di Interposizione delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL), un’unità che conta oltre 10.500 soldati provenienti da ben 50 paesi diversi. Eppure, la loro determinazione a completare i sei mesi di missione è granitica, nonostante tutto.
I nove eroi maltesi non si piegano
Mentre la situazione diventa sempre più imprevedibile, i nove soldati maltesi non mostrano segni di cedimento. “Anche se l’evoluzione del conflitto è incerta, tutti i soldati maltesi sono al sicuro” rassicura un portavoce delle Forze Armate di Malta (AFM). Ha inoltre precisato che “il nostro personale è qui solo per operazioni di mantenimento della pace, non per partecipare a combattimenti o battaglie”
.
Nonostante il suono costante degli attacchi aerei, il compound delle Nazioni Unite, per ora, non è stato preso di mira e i soldati non sono in pericolo diretto. Tuttavia, Abela non sottovaluta mai la situazione. “Sì, sentiamo le esplosioni quasi ogni giorno, e anche se la nostra base non è un bersaglio, ci rifugiamo nei bunker ogni volta che i missili passano sopra di noi”
confida.
Israele ha recentemente intensificato le sue azioni militari nel sud del Libano, colpendo i sospetti fortini di Hezbollah, mentre il conflitto di Gaza si espande sempre più a nord. Lunedì scorso, un attacco aereo ha causato il maggior numero di vittime degli ultimi dieci anni: 492 morti, tra cui 35 bambini. Eppure, nonostante questo scenario di devastazione, nessuno dei soldati maltesi ha mai pensato di chiedere il rimpatrio.
“Abbiamo scelto noi di essere qui”
“Siamo tutti professionisti e abbiamo scelto volontariamente di partecipare a questa missione, consapevoli di cosa avrebbe comportato” rivela con orgoglio la tenente Abela. “Piuttosto che provare paura, vediamo questa missione come un’opportunità per dare un contributo umanitario.”
Da quando sono arrivati a maggio, i soldati maltesi si sono adattati a vivere sotto la costante minaccia che caratterizza il sud del Libano.
Le pattuglie, solitamente svolte per garantire la presenza delle Nazioni Unite sul territorio, sono state sospese a causa dei continui bombardamenti, ma ciò non significa che il lavoro si sia fermato. All’interno del compound, la missione prosegue. Abela, in qualità di responsabile della sorveglianza, si occupa di monitorare gli accessi alla base, mentre il resto del suo team, che normalmente pattuglia le strade, rimane pronto a intervenire.
Prima di partire, i soldati maltesi hanno trascorso due mesi in un duro addestramento in Irlanda, insieme a colleghi irlandesi, polacchi e ungheresi, che ora condividono con loro il campo in Libano. La stessa Abela ha seguito corsi specializzati in Bosnia-Erzegovina e in Austria, preparandosi al meglio per il ruolo di comando che ora ricopre con fierezza.
Le Forze Armate di Malta tengono sotto controllo ogni sviluppo e rimangono in stretto contatto con le Forze di Difesa Irlandesi. Le famiglie dei soldati ricevono aggiornamenti costanti, in modo da poter dormire sonni tranquilli, sapendo che i loro cari sono al sicuro.
Foto: AFM