Questa storia, nascosta per secoli negli archivi dei Cavalieri Ospitalieri, ci trasporta in un’epoca oscura in cui la violenza era la risposta preferita a qualsiasi disputa e la vendetta privata prendeva il posto di una giustizia vacillante. Una narrazione che parla di omicidi, segreti nobiliari e misteri irrisolti, un vero tuffo nella Malta del Cinquecento.
Nel 1596, due cavalieri dell’Ordine di San Giovanni, Giuseppe e Paolo Mussolini, fanno il loro ingresso nei registri maltesi con un’accusa esplosiva: l’omicidio di Gaspare del Fosso a Reggio Calabria. Ma chi erano davvero questi uomini? La loro esistenza è avvolta dal mistero, e i documenti ufficiali non aiutano a dissipare le ombre. Per diventare cavalieri dell’Ordine, era obbligatorio superare rigidi controlli di nobiltà: almeno quattro generazioni di antenati puri, nessuna discendenza ebraica o “infedele” e legittimità di nascita, salvo i bastardi reali, sempre accolti con entusiasmo. Eppure, il nome Mussolini non compare negli elenchi ufficiali compilati con scrupolo da Sebastiano del Pozzo, un fatto che solleva più di qualche sospetto.
Ma come è possibile? I dossier di nobiltà, indispensabili per l’ingresso nell’Ordine e custoditi negli archivi della Biblioteca Nazionale, risultano misteriosamente mancanti. Un errore? Un insabbiamento?
Mentre la figura di Benito Mussolini, dittatore fascista, domina l’immaginario collettivo, questa vicenda ci restituisce un’immagine diversa, legata a due cavalieri il cui destino fu segnato da accuse di sangue e decisioni drammatiche. I registri riportano che i due fratelli, sempre citati con il titolo di Fratres, si ritrovarono al centro di un processo per l’assassinio di Gaspare del Fosso. Ma i dettagli del crimine sono assenti: perché?
Non conosciamo il movente, la dinamica né il metodo utilizzato. La documentazione è vaga, e le informazioni cruciali, contenute nei rapporti dei commissari, sono scomparse.
Il caso, esploso con grande clamore, attirò l’attenzione del Gran Maestro Martin Garzes e di una commissione composta da personaggi influenti, tra cui Francesco Cibo e Gabriele Simeone. Quest’ultimo, noto per essere stato complice di Caravaggio in una rissa che gli costò l’espulsione dall’Ordine, aggiunge ulteriore drammaticità alla vicenda. Tuttavia, l’Ordine, pur mantenendo l’esclusiva giurisdizione sui crimini dei cavalieri, non registrò alcun dettaglio significativo sui Mussolini. Tutto si riduce a poche righe nei Libri del Consiglio
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Nel settembre del 1597, i due cavalieri furono riconosciuti colpevoli, espulsi dall’Ordine e destinati, almeno in teoria, alla pena capitale. Ma l’Ordine, che aveva abolito le esecuzioni per i cavalieri, trovò una scappatoia: “Non li giustiziamo noi. Li consegniamo alla giustizia laica.” Tuttavia, ciò non accadde. Dopo trattative segrete, l’espulsione fu sospesa, aprendo la strada al perdono, ufficializzato nel 1601 sotto il Gran Maestro Alof de Wignacourt.
Il caso dei Mussolini rimane un enigma: chi erano realmente questi cavalieri? Perché furono graziati? Quali segreti nascondono i registri mancanti? Una storia che mescola intrighi, potere e sangue, lasciando un’ombra indelebile sulla storia dell’Ordine.
Crediti delle foto e video:
Foto: [Archivio Times Of Malta]
Video: [Archivio Times Of Malta]