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Malta

furto di 200 kg di droga: Camilleri vuole dimettersi, ma Abela lo ferma

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Un clamoroso furto di droga in una zona militare protetta, la bufera politica e un ministro che tenta di dimettersi… ma viene bloccato dal primo ministro in persona. Byron Camilleri resta saldo alla guida del Ministero degli Interni, nonostante l’onda d’urto scatenata dal colpo criminale che ha visto sparire ben 200 kg di droga da un container custodito nelle caserme di Safi.

Nel cuore della crisi, il primo ministro Robert Abela ha deciso di blindare il suo ministro, respingendo con fermezza la sua offerta di dimissioni e dichiarando di avere “piena fiducia ” nel suo operato. E non è stato l’unico: durante l’infuocato consiglio dei ministri di martedì, l’intero governo si è schierato in difesa di Camilleri, lasciando intendere che non ci sarà nessun passo indietro.

In una nota ufficiale, il governo ha definito la decisione di Camilleri di voler lasciare l’incarico come “un segnale di responsabilità“, ma ha anche sottolineato che il ministro ha sempre agito con “correttezza e integrità, anche in questo caso specifico“. Il comunicato ha poi elogiato i risultati raggiunti sotto la sua guida: “investimenti continui nelle forze dell’ordine, soluzioni concrete per l’immigrazione irregolare e una lotta più efficace contro il crimine “.

IL FURTO CHE HA SCOSSO IL GOVERNO

Tutto è esploso domenica, quando è emerso che una quantità impressionante di droga era stata sottratta da un container situato in una delle aree più sorvegliate del Paese. Un vero e proprio smacco per il sistema di sicurezza nazionale, che ha sollevato interrogativi inquietanti sulla gestione delle strutture statali.

Di fronte alla gravità dell’accaduto, Camilleri ha immediatamente presentato le sue dimissioni, ma Abela ha reagito con fermezza, rifiutandole su due piedi e lodando il ministro per il suo “impegno, integrità e i risultati ottenuti in cinque anni alla guida del ministero “.

E mentre il caso faceva tremare i palazzi del potere, lunedì Camilleri non si è presentato in Parlamento, proprio quando l’opposizione aveva chiesto un dibattito d’urgenza sul furto. La sua assenza non è passata inosservata, alimentando dubbi e speculazioni sul suo futuro politico. Tuttavia, Abela ha assicurato ai giornalisti che il ministro è ancora saldamente in carica.

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Nel frattempo, il governo ha ribadito che la priorità assoluta è risolvere il caso e assicurare alla giustizia i responsabili. “L’obiettivo è fare piena luce sulla vicenda, garantire che i colpevoli paghino e adottare tutte le misure necessarie per evitare che un episodio simile possa ripetersi ,” ha dichiarato il governo, annunciando anche un’inchiesta amministrativa.

CAMILLERI, IL MINISTRO NELLA BUFERA

Se Camilleri avesse insistito per dimettersi, sarebbe stata la seconda tegola in pochi mesi per Abela, dopo le dimissioni a sorpresa di Chris Fearne a maggio, nonostante le pressioni per farlo restare. E prima ancora, il ministro del Turismo Clayton Bartolo aveva lasciato il governo a novembre, travolto da uno scandalo.

Byron Camilleri, avvocato ed ex sindaco di Fgura, è stato eletto in Parlamento nel 2017 e nel 2020 ha assunto l’incarico di Ministro degli Interni. Dopo la vittoria elettorale del Partito Laburista nel 2022, ha mantenuto il suo ruolo, assumendo anche la delega all’Occupazione.

Durante il suo mandato, ha introdotto nuove regole per la nomina del capo della polizia, rendendo il processo più trasparente, ma è stato duramente criticato per la gestione di alcuni casi scottanti, accusato di non aver garantito indagini approfondite.

E mentre ha ottenuto elogi per aver migliorato le condizioni di lavoro delle forze dell’ordine e per la sua battaglia contro l’abuso di droga nelle carceri, il suo operato è stato messo sotto accusa il mese scorso, quando un rapporto dell’Ombudsman ha rivelato “prove significative di abusi diffusi, bullismo e maltrattamenti”  durante la direzione di Alex Dalli nelle prigioni.

Non solo: pochi mesi fa, Camilleri era già finito nell’occhio del ciclone per un presunto racket all’interno dell’agenzia Identità, responsabile del rilascio di documenti d’identità e cittadinanze, scatenando nuove richieste di dimissioni.

Ora, con l’ombra del furto da 200 kg di droga che ancora incombe, il ministro si trova davanti alla sfida più grande della sua carriera. Riuscirà a superare anche questa tempesta o sarà solo questione di tempo prima che il governo sia costretto a riconsiderare la sua posizione?

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