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Malta

estradizione Zaugg: un ultimo appello per sfuggire alla giustizia belga

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Il Mandato d’Arresto Europeo (EAW) è il motore segreto che alimenta la cooperazione giudiziaria tra i Paesi dell’Unione Europea. Sostituendo i complessi e lenti trattati bilaterali con una procedura standardizzata, ha rivoluzionato il modo in cui si gestiscono le estradizioni. Ma la vera domanda è: quanto possiamo davvero fidarci di questo sistema?

Tutto si basa su due concetti chiave: fiducia reciproca e riconoscimento reciproco . Gli Stati membri dell’UE sono chiamati a fidarsi ciecamente l’uno dell’altro, riconoscendo che ognuno garantisce standard simili di giustizia e diritti umani. Ma attenzione, perché questa fiducia non è illimitata. Quando c’è il sospetto che un processo non sia stato equo o che i diritti fondamentali siano stati violati, uno Stato può – e deve – fermarsi e dire “no”.

Questa dinamica è emersa con forza nel caso The Police vs Thomas Zaugg , un’epica battaglia legale che ha visto protagoniste le autorità maltesi e belghe. Da una parte, due mandati d’arresto europei emessi dal Belgio; dall’altra, il cittadino svizzero Thomas Zaugg, pronto a lottare con le unghie e con i denti per evitare l’estradizione.

Zaugg era inseguito da un EAW datato 27 gennaio 2023, che copriva una serie di sentenze emesse dai tribunali di Turnhout e Anversa. Il secondo mandato, emesso il 2 aprile 2024, riguardava una condanna a 50 mesi di carcere inflitta dal Tribunale Penale di Anversa. In altre parole, il Belgio voleva che Zaugg scontasse delle pene ben precise. Ma lui non ci stava.

Davanti alla Corte dei Magistrati di Malta, incaricata di valutare l’EAW, Zaugg ha visto le sue speranze svanire quando i giudici hanno deciso che non c’erano ostacoli legali alla sua estradizione. Ma la battaglia non era finita: Zaugg ha presentato appello, e qui le cose si sono fatte ancora più interessanti.

La base dell’appello

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Zaugg ha puntato tutto su un cavillo legale, l’articolo 4a(1) della decisione quadro sul mandato d’arresto europeo. Questo articolo consente di rifiutare un EAW se la condanna è stata emessa in absentia , cioè senza la presenza dell’imputato in aula. E così, Zaugg ha affermato che il tribunale di prima istanza aveva sbagliato a non applicare questo articolo al suo caso.

In particolare, ha sottolineato che non era presente durante il processo belga e che non era rappresentato da un avvocato. La Corte d’Appello Penale, tuttavia, non si è fatta impressionare e ha rigettato il ricorso. Perché? Perché, come nel caso Ardic  deciso dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, le autorità belghe avevano agito seguendo criteri oggettivi. Il tribunale belga aveva fatto i suoi calcoli e non si era mosso per discrezione: nessuna violazione, nessuna scusa.

Non soddisfatto, Zaugg ha sostenuto che la sentenza belga non fosse definitiva e che il tribunale maltese avrebbe dovuto indagare ulteriormente. Ma anche questa richiesta è stata respinta. Per la Corte d’Appello, non è necessario che una condanna sia definitiva per procedere con l’estradizione, e il Belgio aveva garantito che Zaugg avrebbe potuto chiedere un nuovo processo al suo ritorno.

In un ultimo disperato tentativo, Zaugg ha argomentato che il mandato non contenesse prove sufficienti della sua validità e che la sua esecuzione avrebbe violato i suoi diritti umani, in particolare il diritto di essere informato del processo. Ma la Corte, ancora una volta, ha affermato che la fiducia reciproca tra Stati membri non permette di mettere in dubbio le decisioni della giustizia belga, soprattutto considerando le garanzie fornite.

In chiusura, Zaugg ha sollevato la questione della sproporzione: come poteva il suo caso giustificare un mandato d’arresto europeo? Ha invocato la Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE e la Direttiva 2016/343. Tuttavia, la Corte ha ribadito quanto stabilito dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea: la non conformità con la direttiva non è un motivo sufficiente per bloccare un EAW. Anche qui, le autorità belghe avevano garantito a Zaugg il diritto a un nuovo processo, rispettando così i suoi diritti.

Questo verdetto è un’ulteriore dimostrazione di come il sistema del Mandato d’Arresto Europeo si basi sulla fiducia reciproca e sulla cooperazione tra gli Stati membri. Anche in casi complicati, come quello di Zaugg, il sistema tiene, dimostrando che la giustizia europea può essere rapida e decisa.

Foto: [Archivio Times of Malta]

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