Daniel Joe Meli, il check-in agent di 28 anni al centro di una battaglia legale internazionale, si oppone con forza alla richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti. Accusato di aver venduto malware sul dark web per un decennio, Meli si trova ora di fronte a un caso che solleva interrogativi cruciali sulla sovranità maltese e i suoi diritti territoriali. “Malta è uno stato sovrano,”
hanno ribadito con determinazione i suoi avvocati, Franco Debono e Arthur Azzopardi, in aula giovedì.
Inizialmente, Meli aveva acconsentito all’estradizione, salvo poi ritirare il suo consenso. Una mossa che i tribunali avevano respinto, fino a quando un intervento del Parlamento non ha cambiato le carte in tavola. Con un emendamento legislativo approvato all’unanimità, ora è previsto che chiunque affronti un’estradizione venga informato delle conseguenze legali e disponga di due settimane per riflettere sulla propria decisione.
Giovedì, durante la ripresa del processo, il deputato Karol Aquilina è stato chiamato a testimoniare per spiegare i recenti cambiamenti alla legge sull’estradizione. Ha rivelato un retroscena significativo: prima del dibattito parlamentare, lui e il leader dell’opposizione avevano incontrato i genitori di Meli per discutere del caso del loro figlio. L’opposizione ha poi rilasciato una dichiarazione ufficiale sostenendo che “una persona sospettata di un crimine commesso a Malta dovrebbe affrontare la giustizia maltese.”
Entrambi i lati della Camera hanno concordato sulla necessità di emendare la legge, con l’obiettivo dichiarato di garantire “la sovranità e la supremazia della giurisdizione maltese.”
Aquilina ha sottolineato che queste modifiche non pregiudicano gli obblighi internazionali del paese ma ribadiscono un principio fondamentale di giurisdizione territoriale.
La questione non si limita però ai principi giuridici. La difesa di Meli ha sollevato preoccupazioni sul prolungato periodo di detenzione preventiva. “Meli è in custodia da nove mesi senza colpa alcuna,” ha dichiarato Debono, evidenziando come il caso sia ripartito da zero a causa dell’inadeguatezza della legge precedente. Gli avvocati hanno ribadito che “la giurisdizione territoriale viene prima, gli obblighi internazionali seguono.”
Tuttavia, il pubblico ministero ha insistito sul fatto che, viste le accuse gravi e i presunti contatti internazionali di Meli, c’è un alto rischio di fuga. La difesa ha risposto che il loro cliente desidera rimanere a Malta e affrontare le accuse sul territorio nazionale, criticando la corte per non aver considerato adeguatamente la lunga durata della custodia preventiva.
La corte, presieduta dal magistrato Leonard Caruana, ha dichiarato che la decisione sulla richiesta di libertà su cauzione sarà presa in camera di consiglio. Il caso proseguirà la prossima settimana.
Foto: [Archivio Times of Malta]