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Malta

Esproprio dimenticato: 132.000 euro di multa pesano sui contribuenti maltesi

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Una multa da capogiro di 132.000 euro grava sulla Lands Authority, un’ammenda che sarà pagata dai contribuenti maltesi. Tutto nasce da una lunga e intricata battaglia legale legata a un piccolo appezzamento di soli 25 metri quadri  a San Ġwann, espropriato per costruire un canale di drenaggio. Ma dietro queste dimensioni apparentemente insignificanti si nasconde un caso di negligenza istituzionale che lascia senza parole.

Nel lontano 1995, il governo dichiarò di voler espropriare il terreno di Mario Dingli, ma i procedimenti formali non vennero mai portati a termine. Dingli, proprietario del terreno, nel 2008 decise di passare alle vie legali, sostenendo che la Lands Authority aveva già effettuato lavori su 173 metri quadri , senza alcuna espropriazione formale e senza il giusto risarcimento. La sua battaglia legale si concluse con una vittoria, ma la vicenda era tutt’altro che chiusa.

Undici anni fa, il tribunale ordinò alla Lands Authority di completare la procedura di esproprio entro tre mesi, con una clausola severissima: “In caso di ritardo, l’autorità dovrà pagare una multa di 500 euro al giorno fino all’avvio delle procedure formali“. Il termine ultimo era il 31 agosto 2019, ma l’autorità depositò la dichiarazione di esproprio solo il 21 maggio 2020, ben 264 giorni dopo la scadenza. Il risultato? Una sanzione che non lascia scampo: 132.000 euro .

Nel 2023, Dingli ha presentato una nuova causa contro l’ente, accusandolo di non aver rispettato l’ordine del tribunale. La Lands Authority ha tentato di giustificarsi, sostenendo che “era in corso un rapporto preliminare per stabilire il valore del terreno“, rapporto che sarebbe stato completato il 27 agosto 2019. Il valore stimato della proprietà? 26.209,50 euro , una cifra che Dingli ha immediatamente contestato in una causa separata ancora pendente.

Un caso emblematico che mette a nudo le falle della burocrazia e solleva domande inquietanti: chi pagherà realmente il conto?  La risposta, prevedibile quanto amara, è sempre la stessa: i cittadini.

Foto: Google Maps

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