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Malta

Delia sfida il silenzio: scontro legale sul caso Fenech

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Un colpo di scena inatteso ha scosso la scena giudiziaria maltese: l’attivista Manuel Delia, noto per le sue battaglie civili, ha deciso di sfidare apertamente un divieto che sembra mettere a rischio la libertà di parola in uno dei casi di omicidio più discussi del paese. Delia ha chiesto al tribunale di riconsiderare un ordine che proibisce ogni tipo di commento o pubblicazione riguardante il caso Yorgen Fenech, l’uomo accusato dell’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia. Un ordine che minaccia di far tacere ogni voce critica proprio a poche settimane dalle manifestazioni che ricordano la tragica morte della giornalista.

Questo divieto, imposto dalla giudice Edwina Grima, si è abbattuto come un fulmine su chiunque osasse anche solo sfiorare il tema del processo. La giudice, infatti, ha notato come alcune persone sembrano “credere di poter violare gli ordini del tribunale impunemente”. Così, NEWZ.mt ha dovuto cancellare i commenti di Delia proprio nel giorno in cui Lovin Malta  ha ricevuto un ordine simile, costringendo alla rimozione di un’intervista con l’avvocato Jason Azzopardi, rappresentante legale della famiglia Caruana Galizia.

Ma Delia non ci sta. Sebbene rispetti pienamente il tribunale, ha chiesto un ripensamento, soprattutto considerando l’importanza delle proteste del 16 ottobre, che ricordano l’anniversario dell’omicidio di Caruana Galizia. E, con il tempo che stringe, la richiesta di Delia arriva carica di urgenza.

“Non ho mai avuto intenzione di violare alcun ordine del tribunale” ha dichiarato Delia, spiegando che gli ordini precedenti riguardavano informazioni presenti nei verbali della polizia, documenti ai quali lui non ha mai avuto accesso. Il nuovo bando, tuttavia, è “troppo ampio e non necessario in una democrazia” , ha aggiunto, sottolineando come sia in netto contrasto con l’Articolo 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che garantisce la libertà di espressione.

Il divieto emesso si fonda sull’Articolo 517 del Codice Penale maltese, che vieta qualsiasi pubblicazione, stampata o meno, riguardante il caso giudiziario o l’imputato. Ma in questo caso, il giudice è andato oltre, vietando anche dichiarazioni o discussioni pubbliche nei media o sui social. Un divieto che, secondo Delia, “supera i limiti”  previsti dalla legge e impedisce persino di discutere fatti inequivocabili sul caso.

Sul fronte delle preoccupazioni che tali discussioni possano compromettere il diritto dell’imputato a un processo equo, Delia ha ribattuto con forza. Secondo la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, anche una “campagna stampa virulenta” non implica necessariamente una violazione dei diritti dell’imputato. “Non si può prevenire una violazione del diritto a un processo equo imponendo un divieto assoluto a qualsiasi forma di discussione su un caso che ha segnato la storia del nostro paese”, ha concluso Delia.

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L’azione legale è stata presentata dagli avvocati Eve Borg Costanzi e Matthew Cutajar, in quella che promette di essere una battaglia epocale per la difesa della libertà di espressione a Malta.

Foto: [Archivio Times Of Malta]

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