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Malta

Dal tribunale: Quando una delle parti in un caso non risponde

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L’importanza di agire immediatamente al momento della ricezione di un documento legale o giudiziario non può mai essere sottolineata abbastanza. È stato ribadito in numerosi articoli e scritti che quando un individuo o un’azienda riceve un documento giudiziario, potrebbe iniziare a scorrere un orologio inesorabile.

Inizia a decorrere un lasso di tempo entro il quale si deve presentare una risposta. Questo non va preso alla leggera, perché se non si riesce a presentare una risposta in modo tempestivo, le implicazioni negative di tale inosservanza potrebbero essere irreparabili.

La parola d’ordine utilizzata nel gergo legale per indicare la mancata risposta di una parte citata nel modo e nella forma richiesti dalla legge è un termine di derivazione latina noto come contumacia, o come meglio conosciuto in maltese kontumaċi .

Prendendo come esempio un procedimento davanti ai Tribunali Superiori, se un imputato non depositasse una risposta entro un periodo di 20 giorni consecutivi dalla notifica di un’istanza giurata, e non si presentasse nemmeno alle sedute tenute dal tribunale, tale imputato avrebbe spuntato tutte le caselle per essere identificato come un imputato contumace; infatti, gli è stato notificato il procedimento iniziale, ma non ha intrapreso un’azione tempestiva come richiesto dalla legge (ossia il deposito di una risposta giurata).

In questa fase, all’imputato contumace sarà preclusa la possibilità di depositare una risposta giurata al caso e di portare prove a sua difesa in tutte le udienze; questo a meno che non riesca a dimostrare al tribunale di avere ragioni valide e sufficienti per giustificare il mancato deposito tempestivo di una dichiarazione di difesa e la propria assenza durante l’udienza fissata dal tribunale.

Un convenuto contumace è comunque considerato in lotta contro la richiesta

Quando un convenuto è stato dichiarato contumace, che cosa significa e implica questo per tutte le parti in causa?

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Per quanto riguarda il convenuto, la sua posizione contumaciale non deve essere considerata come un’ammissione del reclamo presentato contro di lui. Si ritiene che il convenuto stia ancora contestando la richiesta avanzata dall’attore in ogni momento e che sia ancora in uno stato di contestazione procedurale. Anche se non necessariamente presente alle sedute e con l’impossibilità giuridica di portare e produrre prove, il convenuto contumace è ancora considerato in lotta contro le richieste dell’attore.

L’attore non può considerare il fatto che il convenuto sia contumace come un segnale di via libera che la sua richiesta sarà automaticamente accolta. L’attore è ancora legalmente tenuto a provare la propria richiesta e a presentare le migliori prove in suo possesso per giustificare ciò che chiede al tribunale. Le regole fondamentali in materia di prove non devono essere aggirate, poiché l’obbligo legale di provare il proprio caso ricade ancora sull’attore.

Se il querelante non riesce a corroborare e a dimostrare la propria richiesta con prove sufficienti e pertinenti, lo stesso querelante potrebbe benissimo trovarsi a perdere il proprio caso a favore del convenuto contumace.

Questa esatta situazione si è verificata in una sentenza pronunciata dal Tribunale Civile, Prima Aula, il 20 ottobre 2023, nei nomi di Paul Demicoli et contro Joseph Farrugia et.

I fatti del caso erano i seguenti: I querelanti, Paul e Jason Demicoli, erano stati incaricati dai convenuti di costruire una villa bifamiliare e una piscina a Mellieħa. Parte del materiale che doveva essere utilizzato per la costruzione era stato fornito dai convenuti stessi. I querelanti hanno intentato un’azione legale presso la Prima Sezione del Tribunale Civile chiedendo ai convenuti la somma totale di 157.145 euro, che rappresentava presumibilmente i pagamenti dovuti per il loro lavoro.

I convenuti, nonostante la regolare notifica del procedimento, non hanno presentato una risposta, non sono comparsi durante le sedute del tribunale e non hanno cercato di dimostrare di avere un motivo valido per la loro assenza.

In questa circostanza, il tribunale ha sottolineato il fatto che anche se i convenuti sono stati considerati in stato di contumacia, ciò non significa che automaticamente le richieste dei querelanti debbano essere accolte. Il tribunale ha tenuto conto e rimarcato il proprio dovere di esaminare se le richieste dell’attore fossero effettivamente giustificate, e questo a prescindere dal fatto che i convenuti fossero considerati contumaci.

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Dopo aver esaminato le prove presentate dai querelanti, ossia la loro stessa testimonianza a viva voce e la documentazione esibita, la corte non era ancora convinta che le richieste dei querelanti meritassero di essere accolte, e questo a causa dell’incapacità dei querelanti di dimostrare di aver effettivamente eseguito i lavori per i quali chiedevano il pagamento; della loro incapacità di provare l’importo richiesto, e anche per non aver confermato l’autenticità dei documenti presentati. Di conseguenza, le richieste dei querelanti sono state respinte dal tribunale.

In particolare, il tribunale ha osservato che lo stato di contumacia dei convenuti non avrebbe dovuto indurre gli attori ad allentare la produzione delle migliori prove in loro possesso per sostenere la loro richiesta. Un convenuto contumace non equivaleva a una riduzione dell’onere della prova che gravava sull’attore.

Questa sentenza può ancora essere appellata.

La dottoressa Analise Magri è Junior Associate presso Azzopardi, Borg and Associates Advocates.