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Da una fuga disperata alla rinascita: la nuova vita di Maher a Malta

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Un uomo in fuga da una guerra brutale, un sogno spezzato e un incredibile viaggio di rinascita. Maher Ibrahim, rifugiato siriano, è arrivato a Malta nel 2013, lasciandosi alle spalle un passato di paura e oppressione. Oggi, dopo più di un decennio, ha costruito una vita che molti definirebbero un successo: una famiglia felice, una prospera attività commerciale e una nuova casa. Ma il suo cuore batte ancora per una Siria libera e sicura, il sogno che lo spinge a sperare in un futuro diverso.

M”Da 11 anni sono qui. Ormai mi sento maltese” , ha raccontato con orgoglio Ibrahim, proprietario di Ta’ Vera Paints and Building Materials a Tarxien. Ma la strada per raggiungere questa serenità è stata tutt’altro che semplice.

Maher è cresciuto ad Al-Sukhnah, un villaggio a 70 chilometri da Palmira, e sognava di diventare ingegnere informatico. Ma quei sogni furono spazzati via quando venne costretto ad arruolarsi nell’esercito siriano. “Se avessi detto di no all’esercito, sarei finito in prigione. E una prigione siriana non è come una maltese: è molto, molto peggio”  ha spiegato, riferendosi alle terribili storie di torture e abusi sentite su Sednaya, una delle carceri più famigerate del regime di Bashar al-Assad.

Dopo essere tornato dal servizio militare, il suo villaggio fu invaso dai soldati del regime. “Quando arrivarono, la gente uscì per accoglierli, ma finirono per essere uccisi tutti. Ho pensato: se sono capaci di uccidere chi li accoglie, cosa gli impedisce di uccidere anche me?” .

Fu allora che Ibrahim e molti altri lasciarono Al-Sukhnah, cercando rifugio. Uno a uno, i membri della sua famiglia attraversarono il confine turco senza documenti. Per Maher, la fuga significava un viaggio pericoloso attraverso la Grecia e, infine, Malta.

Una volta sull’isola, Maher ha trovato una comunità pronta ad accoglierlo. “Le persone maltesi hanno aperto il loro cuore a me e alla mia comunità, e sono incredibilmente grato” ha dichiarato con emozione. Oltre a costruire il suo business, ha sposato la sua compagna siriana e avuto due figlie, entrambe nate a Malta.

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Ma mentre Maher costruiva una nuova vita, il suo pensiero restava rivolto alla famiglia dispersa: alcuni cugini vivono a Malta, ma un fratello si trova in Arabia Saudita e una sorella in Qatar. Domenica scorsa, ha descritto con parole toccanti il suo stato d’animo: “Mi sono sentito come un uccello finalmente libero dalla gabbia. Mi svegliavo ogni giorno con la paura per me e la mia famiglia. Ora mi sento libero.”

Nonostante la libertà conquistata, il suo sogno rimane quello di tornare in una Siria diversa. “Non voglio un paese governato da soldati o dai loro figli. Voglio vedere la Siria come una democrazia, guidata da professionisti e imprenditori che possano ricostruirla in modo positivo.”

Ma non tutti condividono questa visione. Omar Rababah, un attivista maltese-siriano per i diritti umani, ha celebrato sui social la caduta del regime di Assad, solo per essere sommerso da commenti razzisti. “Non mi ha sorpreso del tutto” ha ammesso, descrivendo come la comunità siriana sia spesso vittima di pregiudizi, anche durante celebrazioni come l’Eid. “A volte sembra che siamo il loro bersaglio preferito.”

Mentre il futuro della Siria rimane incerto, Maher Ibrahim continua a sperare, con gli occhi puntati al suo paese d’origine e il cuore pieno di gratitudine per la terra che lo ha accolto.

Foto: Chris Sant Fournier
Foto: Maher Ibrahim

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