Un colpo di scena clamoroso scuote il tribunale di Valletta: un uomo, condannato 15 anni fa a sette anni di carcere per aver rapinato una coppia di anziani, vede la sua condanna annullata per la seconda volta. Un dettaglio tecnico ha svelato l’errore fatale che lo ha rimesso in libertà.
Christopher Scerri, oggi 46enne, è stato assolto in appello a causa di una mancanza tecnica nel verdetto. Accusato insieme al suo complice Freddie Delia per una rapina scioccante avvenuta il 6 settembre 2009 alle prime luci dell’alba, Scerri è stato coinvolto in una vera e propria odissea legale. La rapina si era consumata nella casa della coppia anziana a Żabbar, intorno alle 7:45 del mattino, un orario che avrebbe dovuto far sentire tutti al sicuro nelle proprie abitazioni. Ma non è stato così.
I due erano stati accusati di furto aggravato, mentre Scerri aveva dovuto affrontare ulteriori accuse per aver violato una sospensione della pena, un ordine di libertà vigilata e per essere recidivo. Condannati dal tribunale dei magistrati, Scerri non si era arreso: dopo un primo annullamento della sentenza, era tornato in tribunale. Nel 2020, il colpo di grazia: il tribunale lo aveva ritenuto colpevole di tutte le accuse, infliggendogli sette anni di carcere. Una condanna pesantissima, che includeva due anni per la rapina di Żabbar, due per una sospensione della pena precedente, un anno per una seconda sospensione, e altri due per aver violato le condizioni della scarcerazione condizionale.
Ma la storia non finisce qui. Scerri ha presentato un altro appello, sostenendo che il tribunale avesse commesso un errore procedurale fatale. I suoi avvocati hanno sottolineato come la sentenza fosse nulla poiché mancava il riferimento a un articolo di legge chiave, quello che si riferiva alla violazione della scarcerazione condizionale. Secondo l’articolo 382 del Codice Penale, il tribunale deve esplicitamente citare i fatti per cui l’imputato viene riconosciuto colpevole, la pena e l’articolo di legge corrispondente.
In questo caso, quella citazione non c’era. La Corte d’Appello Penale, presieduta dal giudice Neville Camilleri, ha fatto eco a una lunga serie di precedenti giudiziari che avevano riscontrato difetti tecnici simili, dove la mancata citazione dell’articolo corretto o la citazione di uno sbagliato aveva inficato la validità delle sentenze. Di fronte a un simile errore, il giudice non ha avuto scelta: ha annullato la sentenza e rimandato il caso al tribunale dei magistrati per un nuovo verdetto.
“L’appellante deve essere riportato nella stessa posizione in cui si trovava immediatamente prima della condanna“, ha dichiarato la Corte, ribadendo il principio giuridico che in casi simili la sentenza deve essere totalmente riformulata.
Scerri, rappresentato da un team legale di grande esperienza composto dagli avvocati Franco Debono, Marion Camilleri e Adreana Zammit, è tornato a lottare per la sua libertà.
Foto: Jonathan Borg