I bambini che assistono a episodi di violenza tra le mura di casa dovrebbero ricevere sostegno psicologico immediato, senza il bisogno del consenso dei genitori. È questo l’allarme lanciato dalla St Jeanne Antide Foundation, che da anni si occupa di violenza domestica e oggi denuncia uno scenario sconvolgente: troppi bambini traumatizzati vengono lasciati senza aiuto a causa di una norma che impone il consenso di entrambi i genitori per poter accedere alla terapia.
Questa legislazione rischia di dare al genitore violento il potere di bloccare il supporto psicologico per il proprio figlio o figlia. “Ogni bambino e bambina che ha vissuto la violenza domestica dovrebbe avere accesso a un supporto psicologico; invece, per colpa dei conflitti e dell’astio tra i genitori, spesso non ottengono l’aiuto di cui avrebbero bisogno,”
ha dichiarato con forza Melanie Piscopo, direttrice della fondazione. Piscopo ha recentemente portato questa proposta davanti al comitato parlamentare per gli affari sociali e familiari, chiedendo che la normativa cambi urgentemente.
La sua proposta è chiara: “Se c’è una sentenza del tribunale, le firme dei genitori non dovrebbero essere richieste per fornire la terapia, perché i bambini hanno bisogno di aiuto”
. Piscopo suggerisce che siano le scuole e gli assistenti sociali a decidere quando un minore ha bisogno di sostegno psicologico, senza ostacoli burocratici.
L’argomentazione è sostenuta da studi inquietanti: i bambini che assistono alla violenza in famiglia sono a rischio di diventare, crescendo, vittime o autori di violenze simili. “Lo vediamo ogni giorno: ci sono bambini che vengono da noi e che, a distanza di 12 o 13 anni, sono diventati vittime o aggressori”, ha raccontato Piscopo, rendendo chiaro il prezzo altissimo che questi ragazzi sono costretti a pagare. La terapia, spiega, potrebbe essere l’unica barriera per fermare “il ciclo della violenza”
.
Anche Shakira Fenech, che guida l’unità anti-violenza domestica della fondazione e che è sopravvissuta in prima persona alla violenza domestica, si unisce alla richiesta con un’osservazione dura ma realistica: i bambini che vivono il trauma dell’abuso, dice, affrontano numerosi problemi crescendo, tra cui dipendenze, rapporti sessuali precoci e perfino malattie fisiche.
Il Ministero della Famiglia, interpellato sulla proposta, ha dichiarato che potrebbe prenderla in considerazione nella prossima riforma della corte di famiglia, invitando la St Jeanne Antide Foundation a presentare formalmente le sue idee entro l’11 novembre, termine della consultazione attualmente in corso.
Foto: Shutterstock.com
I bambini che assistono a episodi di violenza tra le mura di casa dovrebbero ricevere sostegno psicologico immediato, senza il bisogno del consenso dei genitori. È questo l’allarme lanciato dalla St Jeanne Antide Foundation, che da anni si occupa di violenza domestica e oggi denuncia uno scenario sconvolgente: troppi bambini traumatizzati vengono lasciati senza aiuto a causa di una norma che impone il consenso di entrambi i genitori per poter accedere alla terapia.
Questa legislazione rischia di dare al genitore violento il potere di bloccare il supporto psicologico per il proprio figlio o figlia. “Ogni bambino e bambina che ha vissuto la violenza domestica dovrebbe avere accesso a un supporto psicologico; invece, per colpa dei conflitti e dell’astio tra i genitori, spesso non ottengono l’aiuto di cui avrebbero bisogno,”
ha dichiarato con forza Melanie Piscopo, direttrice della fondazione. Piscopo ha recentemente portato questa proposta davanti al comitato parlamentare per gli affari sociali e familiari, chiedendo che la normativa cambi urgentemente.
La sua proposta è chiara: “Se c’è una sentenza del tribunale, le firme dei genitori non dovrebbero essere richieste per fornire la terapia, perché i bambini hanno bisogno di aiuto”
. Piscopo suggerisce che siano le scuole e gli assistenti sociali a decidere quando un minore ha bisogno di sostegno psicologico, senza ostacoli burocratici.
L’argomentazione è sostenuta da studi inquietanti: i bambini che assistono alla violenza in famiglia sono a rischio di diventare, crescendo, vittime o autori di violenze simili. “Lo vediamo ogni giorno: ci sono bambini che vengono da noi e che, a distanza di 12 o 13 anni, sono diventati vittime o aggressori”, ha raccontato Piscopo, rendendo chiaro il prezzo altissimo che questi ragazzi sono costretti a pagare. La terapia, spiega, potrebbe essere l’unica barriera per fermare “il ciclo della violenza”
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Anche Shakira Fenech, che guida l’unità anti-violenza domestica della fondazione e che è sopravvissuta in prima persona alla violenza domestica, si unisce alla richiesta con un’osservazione dura ma realistica: i bambini che vivono il trauma dell’abuso, dice, affrontano numerosi problemi crescendo, tra cui dipendenze, rapporti sessuali precoci e perfino malattie fisiche.
Il Ministero della Famiglia, interpellato sulla proposta, ha dichiarato che potrebbe prenderla in considerazione nella prossima riforma della corte di famiglia, invitando la St Jeanne Antide Foundation a presentare formalmente le sue idee entro l’11 novembre, termine della consultazione attualmente in corso.
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