Un ordine che sta facendo discutere: gli agenti del carcere di Malta devono farsi fotografare e catalogare i loro tatuaggi, un’imposizione pensata per fermare il diffondersi dell’arte del corpo non autorizzata in aree non coperte dall’uniforme.
Questa settimana, l’Agenzia per i Servizi Correttivi (CSA) ha inviato una nota interna a tutti gli agenti, obbligandoli a documentare ogni segno sulla pelle visibile mentre indossano l’uniforme. “Nel caso di dipendenti con tatuaggi in aree esposte, l’esercizio includerà la fotografia dettagliata di tutte le zone del corpo che possono risultare visibili con l’uniforme, mostrando nel dettaglio tali tatuaggi, e la firma di una dichiarazione in merito”, recita la nota. “Nel caso di dipendenti senza tatuaggi in aree visibili, sarà sufficiente la firma della dichiarazione”.
Firmata dal direttore operativo del carcere e visionata dal Times of Malta, questa direttiva mira a far rispettare la procedura sul codice di abbigliamento e l’aspetto dei dipendenti, introdotta nel 2022. Anche se gli aspiranti agenti possono ancora essere assunti pur avendo tatuaggi, la normativa è chiara: tatuaggi eccessivi, offensivi o posizionati su volto, collo e mani sono assolutamente vietati. Qualsiasi nuovo tatuaggio visibile richiede poi un’approvazione preventiva da parte del CEO.
Ma dietro le sbarre, il fermento è palpabile: alcune fonti rivelano che diversi agenti si sarebbero fatti nuovi tatuaggi in zone visibili senza ottenere il via libera, infrangendo il regolamento e creando frustrazione tra i colleghi che, rispettosi delle regole, avrebbero voluto nuovi tatuaggi ma hanno scelto di rinunciarvi. Ora, si sentono traditi.
Un recente bando per nuovi agenti ha ribadito il divieto di tatuaggi su collo, volto e mani. Una fonte interna ha spiegato: “Per questo motivo le autorità carcerarie hanno ritenuto necessario intervenire con fermezza”
, indicando che un ispettore senior è stato incaricato di supervisionare l’intero processo. Se alcuni agenti vedono questa mossa come un passo giusto, altri lamentano che si tratti di un’intrusione e dubitano che il carcere abbia il diritto legale di imporre questo obbligo fotografico.
Questo tema non è nuovo: in passato, le restrizioni sui tatuaggi per le forze di polizia e altri corpi disciplinati sono state imposte per mantenere un’immagine professionale e autorevole. Le autorità sostenevano che i tatuaggi, soprattutto se visibili, potessero trasmettere un’immagine ribelle o essere percepiti come distrazioni per il pubblico, o addirittura offensivi per qualcuno. Eppure, i tempi stanno cambiando, e in molti Paesi le regole si stanno allentando: i tatuaggi non sono più stigmatizzati come un tempo.
Foto: Facebook/Correctional Services Agency