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Malta

adpd sfida le regole elettorali: appello che può riscrivere la democrazia maltese

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Una questione esplosiva scuote la scena politica maltese: ADPD denuncia un sistema elettorale che penalizza i partiti minori e grida alla discriminazione. “Ogni voto deve contare!” è l’accorato appello del partito, deciso a combattere una battaglia legale che potrebbe cambiare le regole del gioco.

ADPD ha presentato appello contro una controversa decisione del tribunale che aveva respinto la sua contestazione sulla distribuzione di seggi aggiuntivi in Parlamento, assegnati esclusivamente ai due principali partiti dopo le elezioni generali del 2022.

Secondo ADPD, l’attuale sistema elettorale malteso è un muro insormontabile per i partiti più piccoli. Il problema? Le leggi vigenti garantiscono seggi extra solo ai partiti già rappresentati, con l’obiettivo di riflettere la proporzionalità del voto. Questo meccanismo, già discutibile, viene ulteriormente complicato dalla distribuzione di seggi per il bilanciamento di genere, che finisce per mettere i partiti minori in una posizione ancora più svantaggiata. Il risultato, sostiene il partito, è una violazione della costituzione e dei diritti a elezioni eque sanciti dalla Convenzione Europea sui Diritti Umani.

“Le nostre proposte per sistemi alternativi sono state ignorate”, ha dichiarato ADPD, sottolineando come i loro sforzi per una rappresentanza proporzionale non abbiano trovato alcuna considerazione.

La sentenza del primo tribunale, però, ha lasciato molti a bocca aperta: secondo la corte, la costituzione non può contraddire se stessa, e per questo motivo non sarebbe subordinata alla Convenzione Europea. Un verdetto che ADPD non accetta.

Un appello che sfida la logica della corte
Guidato dall’avvocata Claire Bonello, il partito ha presentato appello con argomentazioni che scuotono le fondamenta della decisione iniziale. “L’idea che la costituzione sia perfetta per definizione è illogica”, ha spiegato Bonello. Accettare questa premessa, ha aggiunto, significherebbe che il legislatore potrebbe inserire clausole che violano i diritti umani senza che nessuno possa contestarle. ADPD ha ricordato un precedente fondamentale: nel 1996, la Corte Costituzionale aveva dichiarato un articolo della costituzione discriminatorio e, quindi, incostituzionale (caso Paul Stoner contro il Primo Ministro).

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Il partito ha poi contestato un altro punto cruciale: secondo ADPD, la prima corte ha sbagliato nel sostenere che la Convenzione Europea non si applicasse a questo caso. La costituzione stessa afferma che: “Subordinatamente alle disposizioni della Costituzione, il Parlamento può emanare leggi per la pace, l’ordine e il buon governo di Malta, nel pieno rispetto dei diritti umani, dei principi di diritto internazionale generalmente accettati e degli obblighi internazionali e regionali di Malta, in particolare quelli assunti con il trattato di adesione all’Unione Europea firmato ad Atene il 16 aprile 2003”.

Un precedente significativo nella giurisprudenza maltese
ADPD ha citato il caso Vodafone contro l’Avvocato Generale, in cui la Corte Costituzionale aveva interpretato questa clausola come un riconoscimento di rango costituzionale degli obblighi assunti attraverso i trattati dell’UE.

Il partito non si arrende e ora chiede alla corte d’appello di ribaltare la sentenza, aprendo la strada a una riforma elettorale che potrebbe riscrivere le regole della democrazia maltese.

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