Una battaglia legale lunga un quarto di secolo si è conclusa con un verdetto sorprendente: la corte civile ha respinto la causa di diffamazione intentata contro il Times of Malta. Ivan Formosa, fratello del defunto Joseph Formosa, sosteneva che un articolo pubblicato nel 1999 avesse disonorato la memoria di suo fratello riportando che fosse omosessuale.
Tutto iniziò il 6 dicembre 1999, quando Joseph Formosa, 52 anni, fu trovato brutalmente assassinato nel suo appartamento a Qawra. Tredici coltellate avevano posto fine alla sua vita in circostanze mai chiarite. Ma fu l’articolo pubblicato il 9 dicembre, intitolato “Man found dead in bed with 13 stab wounds”
, a scatenare una furiosa battaglia legale. In quell’articolo si affermava che Formosa fosse omosessuale, un dettaglio che il fratello Ivan considerò subito inaccettabile.
Ivan Formosa non si limitò a un’unica azione legale. Portò il Times of Malta, L-Orizzont e In-Nazzjon in tribunale per diffamazione penale e intentò una causa civile contro l’editore del Times of Malta di allora, Victor Aquilina, e la giornalista Sharon Spiteri. Rivendicava danni morali per quello che definiva un oltraggio alla memoria del fratello.
Ma la sentenza pronunciata dal giudice Francesco Depasquale ha ribaltato la questione, stabilendo che “in nessun modo il fatto che un giornalista scriva che una persona è omosessuale può essere considerato ridicolo o disonorevole”
.
Il giudice ha evidenziato che l’articolo era basato su un’inchiesta giornalistica e su fatti concreti. Durante il processo, Ivan Formosa ha ammesso di aver appreso dell’orientamento sessuale del fratello solo dopo l’omicidio, quando la moglie separata di Joseph glielo rivelò. Questo dettaglio, secondo il giudice, non rendeva l’articolo diffamatorio.
La decisione della corte civile riflette il precedente stabilito dai tribunali penali. Nel maggio 2008, le accuse contro i tre giornali erano già state respinte con la motivazione che descrivere l’uomo come omosessuale non poteva essere considerato offensivo o lesivo della sua reputazione. L’appello presentato da Ivan Formosa fu successivamente rigettato nel dicembre dello stesso anno, confermando definitivamente il verdetto.
Foto: Matthew Mirabelli