Dolce Vite

Storia e specialità della pizza napoletana

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La pizza napoletana è uno dei simboli della cucina italiana e un piatto amato in tutto il mondo. Le origini di questa deliziosa specialità risalgono alla città di Napoli , dove la pizza è stata inventata e perfezionata nel corso dei secoli.

La parola pizza deriva dall’arabo “pita” e che significa pane. In effetti, il pane arabo è grande e rotondo, fatto di acqua e farina, poi cotto in forno. La pita fu quindi importata a Napoli dai migranti arabi , i quali suscitavano la curiosità dei napoletani su cosa fosse quel pane che quegli stranieri mangiavano spesso.

Con il passare del tempo, la pizza divenne sempre più popolare; nel 1535 il poeta e saggista Benedetto Di Falco  nella sua “Descrizione dei luoghi antichi di Napoli” ci dice che “la focaccia, in napoletano è detta pizza”. La pizza veniva condita con cibi poveri, come strutto, pepe, basilico e formaggio.

Nel 1600 fece la sua comparsa il pomodoro che venne portato in Europa dopo la scoperta dell’America. L’aggiunta della mozzarella su quella che poi diventerà la pizza Margherita di ebbe nel 1889, grazie a Raffaele Esposito , il miglior pizzaiolo dell’epoca, il quale preparò tre pizze in onore della Regina Margherita e di Re Umberto I.

Ad avere maggior successo fu proprio l’ultima, una pizza con pomodoro e mozzarella i cui colori richiamavano volutamente il tricolore italiano. La sovrana apprezzò così tanto l’ultima pizza da voler ringraziare ed elogiare il pizzaiolo per iscritto. Per tale motivo e per contraccambiare, Raffaele Esposito diede il nome della Regina al suo capolavoro culinario, che da allora si è diffuso ed è espatriato in tutto il mondo proprio con il nome di “Pizza Margherita ”.

La pizza napoletana è stata riconosciuta come prodotto agroalimentare tradizionale italiano (PAT) e come patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’UNESCO nel 2017. Questo riconoscimento ha sancito l’importanza della pizza napoletana come parte integrante della cultura italiana e come patrimonio mondiale.

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