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Attualità

Il nuovo prestito dello stato all’ex Ilva

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Ieri il governo ha approvato un decreto legge per erogare un prestito di 680 milioni di euro ad Acciaierie d’Italia , l’impianto siderurgico di Taranto meglio conosciuto come ex Ilva.

L’azienda che è in crisi da molti anni ormai, troppo grande e strategica per essere lascita fallire, riceverà questo nuovo prestito per far fronte alla crisi di liquidità dovuta principalmente dal costo proibitivo del gas, materia prima fondamentale per far funzionare l’impianto ad alta energia; questo prestito servirà a ripianare i debiti della società verso le società energetiche Eni e Snam .

Quello del governo Meloni è il decimo prestito fatto con soldi pubblici all’ex Ilva e si inserisce in un percorso che ha portato lo stato a diventare un importante azionista dell’azienda, con l’obiettivo di prenderne il controllo nel 2024, e fino ad allora il governo non avrà molte possibilità di intervenire nella gestione dell’azienda che secondo molti si è dimostrata non all’altezza di superare le criticità che hanno segnato la storia dell’acciaieria e della stessa città di Taranto.

Proprio con l’intento di accelerare questa transizione, il governo ha trovato un nuovo accordo con l’azienda che potrebbe portare lo stato a diventare l’azionista principale già quest’anno .

Infatti il prestito di 680 milioni effettuato dal governo non ha come obiettivo solo ripianare i debiti dell’acciaieria del gas ma anche un altro. Questo è un prestito definito “convertibile”, significa cioè che potrà essere convertito in capitale sociale da parte dello stato, che potrà così aumentare la sua partecipazione nell’azienda ancor prima del 2024, e quindi l’obiettivo è aumentare la presenza dello stato nell’ex Ilva, pur mantenendo una partnership con i soci privati.

Il decreto contiene anche per tutti gli stabilimenti di interesse nazionale (quindi Acciaierie d’Italia, ma non solo) il cosiddetto “scudo penale”, ossia un insieme di norme che assicurano la continuità produttiva delle imprese anche in caso di problemi penali della gestione: è una misura per assicurare la continuità produttiva nell’interesse del paese.

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I sindacati hanno dichiarato di non essere soddisfatti del prestito e dell’accordo: sono contrari a un ennesimo prestito pubblico senza un immediato cambio ai vertici dell’azienda, la cui gestione è considerata inadeguata e fallimentare. Hanno quindi annunciato uno sciopero per l’11 gennaio.

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha fissato per il 19 gennaio un tavolo di confronto sul futuro dell’azienda con la partecipazione delle forze sociali, sindacati e associazione produttive, rappresentanti degli enti locali, azionisti pubblici e privati.