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Una nuova rivoluzione verde: l’UE lancia l’EUDR per fermare la deforestazione

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L’Unione Europea ha lanciato una sfida ambiziosa per salvare le foreste del mondo e ridurre drasticamente le emissioni di carbonio. Si stima che, grazie all’attuazione dell’EUDR, oltre 71.920 ettari di foresta saranno risparmiati dalla devastazione causata dalla deforestazione ogni anno entro il 2030. Un numero impressionante che fa sognare un futuro più verde e sostenibile, ma come si intende raggiungere un obiettivo così straordinario?

L’UE ha approvato il regolamento sulla deforestazione il 31 maggio, seguendo il Green Deal europeo e gli impegni presi nell’Accordo di Parigi per combattere la deforestazione. Questo regolamento rivoluzionario, conosciuto come EUDR (Regolamento UE sui prodotti privi di deforestazione), promette di cambiare radicalmente il modo in cui vengono prodotti e commerciati beni chiave come cacao, caffè, olio di palma e legname. Ma non solo: l’EUDR intende anche proteggere le popolazioni indigene, spesso le prime vittime del degrado delle foreste.

La sfida è ambiziosa, ma i numeri parlano chiaro: si prevede che oltre 31,9 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio saranno evitate ogni anno grazie all’EUDR.  Un impatto che potrebbe trasformare radicalmente la lotta contro il cambiamento climatico.

Un regolamento che impone nuove regole ferree

Per garantire che questi prodotti non contribuiscano alla deforestazione, l’EUDR introduce nuove regole stringenti per tutti gli operatori e commercianti che immettono questi beni sul mercato europeo. Anche le piccole imprese non sfuggono: dovranno rispettare questi obblighi se desiderano vendere in Europa o esportare fuori dai confini dell’Unione.

Le merci rilevanti come bovini, cacao, caffè, gomma, soia e legno non potranno essere vendute o esportate a meno che non siano:

• prive di deforestazione;

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• prodotte secondo le leggi del paese di produzione;

• accompagnate da una dichiarazione di dovuta diligenza .

Obblighi per operatori e commercianti: un controllo senza precedenti

Ogni azienda che voglia commercializzare queste merci dovrà dimostrare, con una dettagliata dichiarazione di dovuta diligenza, che i prodotti rispettano tutte le regole dell’EUDR. Ma non basta: dovranno raccogliere informazioni precise sulla provenienza delle merci, identificare i terreni su cui sono stati prodotti e assicurarsi che ogni passaggio della catena di fornitura sia perfettamente trasparente.

I rischi di non conformità devono essere ridotti al minimo  grazie a valutazioni e misure di mitigazione. Ma c’è una buona notizia per le PMI: se un altro operatore ha già svolto i controlli, esse potranno fare affidamento su quelle dichiarazioni, anche se dovranno comunque garantire la conformità dei prodotti importati.

Nel caso in cui un’azienda scopra rischi non trascurabili, i prodotti non potranno essere immessi sul mercato finché il rischio non sarà eliminato.

Controlli rigorosi e sanzioni salatissime

Le autorità competenti degli Stati membri avranno il compito di assicurarsi che l’EUDR venga rispettato. Sebbene a Malta l’autorità competente non sia stata ancora ufficialmente designata, l’Autorità per l’Ambiente e le Risorse (ERA) ha già partecipato a discussioni rilevanti, suggerendo che potrebbe essere l’ente incaricato. Le autorità avranno poteri estesi, inclusa la possibilità di effettuare ispezioni a sorpresa presso i luoghi di lavoro.

Per chi non rispetta il regolamento, le conseguenze saranno pesanti. Le sanzioni potrebbero includere la confisca delle merci non conformi e dei profitti ottenuti dalla loro vendita, multe che possono arrivare al 4% del fatturato complessivo dell’azienda e l’esclusione temporanea dagli appalti pubblici.

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Tempistiche e prossimi passi

Le grandi imprese dovranno adeguarsi al regolamento entro il 30 dicembre, mentre le PMI avranno tempo fino al 30 giugno 2025.

Ma una cosa è chiara: le aziende devono agire subito. Il cambiamento non è più un’opzione, ma una necessità. Chi commercia questi prodotti dovrà rivedere le proprie pratiche, conoscere meglio la propria catena di fornitura, raccogliere tutte le informazioni necessarie e identificare i rischi da mitigare. Alcuni di questi passi potrebbero allinearsi con altre iniziative già in corso in materia di obblighi ESG, ma chi non si adeguerà rischia di essere lasciato indietro.

George Bugeja è senior associate, Corporate, Aviation and Energy; Chris Grech è advocate, Corporate and Commercial; e Giulia Zerafa è studentessa tirocinante, tutti presso Ganado Advocates.

Foto: Shutterstock.com

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