Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati la scorsa settimana, affrontando una delle questioni più urgenti e delicate per il nostro Paese: il turismo. Mi sono posto due domande fondamentali: il nostro settore turistico può davvero essere sostenibile? E siamo in grado di trovare un equilibrio tra quantità e qualità?
I commenti che ho ricevuto da diversi operatori del settore turistico sono stati numerosi. Non ho intenzione di rispondere direttamente a queste osservazioni, ma voglio continuare a riflettere su questo tema cruciale.
Mi è stato suggerito di considerare quanto dichiarato dalla Malta Chamber of Commerce, Enterprise and Industry nel 2020, quando ha presentato la sua strategia nazionale per l’ambiente. La Camera ha evidenziato l’importanza di dare priorità alla qualità rispetto alla quantità, in tutti i settori, incluso il turismo, nello sviluppo delle politiche e nella loro attuazione.
Il fulcro di questo ragionamento è la capacità di carico del nostro Paese. Superare questo limite non è solo un rischio: è una certezza che ci porterà danni permanenti.
E la realtà è che quel limite lo abbiamo già oltrepassato, causando danni irreparabili alle nostre isole e al nostro benessere.
Il documento della Malta Chamber è stato pubblicato nel 2020, l’anno in cui il coronavirus ha colpito. Abbiamo affrontato la pandemia e ne siamo usciti con qualche ferita, ma siamo sopravvissuti. Ciò che però non abbiamo colto è che il coronavirus ci ha offerto un’occasione d’oro per ripartire da zero, per reinventarci. Sfortunatamente, non abbiamo sfruttato questa opportunità.
Potevamo avere meno turisti, ma con una spesa maggiore per ciascuno di loro. Potevamo raggiungere quel delicato equilibrio tra qualità e quantità e rendere il nostro settore turistico davvero sostenibile. Come ha suggerito la Malta Chamber nel suo documento di proposta Pre-Budget 2024, potevamo concentrare i nostri sforzi di marketing su un turismo di qualità, rispettoso della nostra storia, della nostra cultura e del nostro carattere.
Questa riflessione porta a una verità scomoda. Credo che molti operatori del settore turistico non abbiano la minima consapevolezza della nostra storia, cultura e carattere, e ancora meno interesse a preservarle. E così ci ritroviamo a combattere su due fronti opposti: da una parte chi crede che il nostro vero tesoro sia rappresentato proprio dalla nostra storia, cultura e carattere, e dall’altra chi cerca solo di fare soldi rapidamente, senza preoccuparsi dei danni irreparabili che lascia dietro di sé.
Le notizie di questa settimana, che riportano come l’Autorità di Pianificazione abbia ignorato una decisione del capo della giustizia e di piccoli operatori che occupano il mare attorno alle baie più popolari con i loro ormeggi ‒ dopo aver saturato ogni centimetro della nostra costa con ombrelloni e lettini ‒ sono la prova lampante di questa insaziabile avidità.
Ecco l’ultima riflessione: i nostri politici devono ascoltare tutti i portatori di interesse, valutare attentamente le opzioni e prendere decisioni che inevitabilmente faranno contenti alcuni e scontenteranno altri. La mia impressione è che le decisioni attuali siano orientate più a soddisfare chi non guarda oltre i propri interessi immediati, ignorando completamente le esigenze a lungo termine del nostro Paese.
Le conseguenze di questa miopia già ci stanno travolgendo, e continueranno a farlo, a scapito del benessere dei nostri figli e della nostra nazione. Il problema non si risolverà da solo.
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