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Sanità e sicurezza: il pensiero sistemico può davvero fare la differenza?

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Il settore sanitario è nel bel mezzo di una rivoluzione continua. Uno degli approcci più intriganti e promettenti? Il systems thinking , o pensiero sistemico, che sta rapidamente emergendo come la chiave per risolvere le sfide più complesse. E questo non è solo un nuovo modo di pensare, ma un cambiamento radicale che promette di migliorare tutto, dai processi alle dinamiche comportamentali fino alla progettazione stessa dei sistemi. Ma la domanda che tutti si pongono è: come può tutto questo avere un impatto diretto sulla sicurezza delle persone?

La verità è che la sicurezza dei pazienti non è mai stata così centrale come oggi. E non stiamo parlando di un concetto astratto: è una questione di vita o di morte, di protezione di sé stessi, dei colleghi e, soprattutto, di chi si affida al sistema sanitario. È per questo che il systems thinking  frammenta le sfide più complesse, riuscendo a individuare tanto i successi quanto i pericoli nascosti.

Ripensare la progettazione dei sistemi e i comportamenti: la chiave del futuro

I sistemi sanitari non sono semplici macchine: sono entità viventi, fatte di componenti che devono lavorare insieme verso un obiettivo comune. Ma quando parliamo di sicurezza, il vero segreto è la capacità di ripensare e ridisegnare questi sistemi, adattandoli alle nuove sfide. Tuttavia, c’è un problema: molti cambiamenti risolvono solo i sintomi, senza mai affrontare la vera causa.

Il pensiero sistemico ci impone di guardare oltre l’immediato, di non fermarci a ciò che sembra la soluzione più facile. Serve una visione più ampia, che tenga conto dell’interazione tra comportamento umano e ambiente, dei processi interni e degli output che generano.

Ma cosa significa veramente “sicurezza” in sanità?

Qui arriva il cuore della questione. La sicurezza non è solo evitare errori: è capire profondamente cosa significa essere una persona, un paziente. E questo richiede un cambiamento di prospettiva. Invece di puntare il dito verso chi ha sbagliato, dobbiamo concentrarci sui fattori esterni che hanno contribuito a quell’errore.

Errori, fallimenti, eventi avversi: tutti termini che in sanità hanno un impatto devastante, ma che possono essere affrontati in modo nuovo. Il systems thinking cambia la prospettiva: non più una cultura della colpa, ma una ricerca delle cause profonde che portano all’errore, spingendo le organizzazioni a migliorarsi costantemente. Il risultato? Una sanità più sicura per tutti.

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Del resto, “errare è umano”, no? Dobbiamo accettare che anche i professionisti della salute, per quanto preparati, sono umani e soggetti a errori. Ma anziché chiederci chi ha sbagliato, è fondamentale capire il perché  e ridisegnare i nostri sistemi per prevenire errori futuri. Questo approccio ha profonde implicazioni, non solo nel trovare le cause degli errori, ma anche nel trasformare quei fallimenti in opportunità di miglioramento continuo.

Qualità e sicurezza: due facce della stessa medaglia

Ogni persona ha il diritto di ricevere cure sicure, ma in un sistema complesso come quello sanitario, questo obiettivo è tutt’altro che semplice da raggiungere. Tuttavia, ridurre i danni resta una priorità assoluta. Il systems thinking , con la sua capacità di guidare il cambiamento attraverso una conoscenza approfondita, può creare organizzazioni più sicure, limitando gli errori sin dall’inizio.

Alla fine, la sicurezza nel settore sanitario non riguarda solo il paziente come entità astratta. È una questione che tocca ogni individuo nella sua interezza, nella sua essenza. Garantire che i sistemi siano progettati pensando alle persone è la vera definizione di sicurezza sanitaria.

Noel Borg, Chief Operating Officer, CareMalta Group.

Foto: [Archivio Times Of Malta]

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