Il 12 agosto, una decisione sorprendente ha scosso le fondamenta della giustizia europea: il presidente del Tribunale Generale dell’Unione Europea ha respinto una richiesta di misura cautelare per bloccare le prime perquisizioni a sorpresa mai ordinate dalla Commissione Europea secondo il Regolamento sulle Sovvenzioni Estere (FSR). Un atto senza precedenti, che ha messo in allerta il mondo degli affari e della politica!
Ma cos’è davvero questo Regolamento sulle Sovvenzioni Estere (FSR)? Si tratta di una normativa esplosiva, concepita dall’Unione Europea per difendere la concorrenza nel suo mercato interno dalle minacce esterne. Il nemico? Le sovvenzioni estere, offerte da paesi al di fuori dell’UE, che potrebbero alterare gli equilibri della competizione tra aziende. Ora, la Commissione ha in mano il potere di investigare queste sovvenzioni e, se necessario, di porre rimedio. Una mossa che promette di rimettere in riga le grandi multinazionali non europee, garantendo una competizione leale!
Nel mirino della Commissione è finita una potente azienda cinese, accusata di aver ricevuto sovvenzioni dallo Stato cinese stesso. Questa società, che produce scanner per aeroporti e porti, ha subito perquisizioni lampo da parte delle autorità europee nei suoi uffici in Olanda e Polonia. Ma le filiali olandesi e polacche dell’azienda non sono rimaste a guardare: hanno sfidato la decisione della Commissione davanti al tribunale, chiedendo addirittura di sospendere immediatamente le perquisizioni fino a una decisione definitiva.
Perché questa mossa di sfida? Le aziende coinvolte temevano pesanti ripercussioni. In primis, sostenevano che l’ordine della Commissione violasse non solo le leggi europee, ma anche quelle internazionali, obbligandole a fornire documenti conservati su server situati in Cina. Non solo: rispettare questa richiesta avrebbe potuto esporle a pesanti sanzioni secondo la legge cinese. E come se non bastasse, hanno denunciato la violazione dei loro diritti alla privacy e all’inviolabilità dei locali aziendali, affermando che la decisione della Commissione era del tutto arbitraria, poiché non c’erano prove sufficienti di sovvenzioni ricevute.
La vera bomba? “Questa decisione ci sta distruggendo sul piano della reputazione!”
hanno gridato i richiedenti. Essendo in un mercato con pochi player, ogni macchia sulla reputazione può significare perdere gare d’appalto e contratti milionari.
Eppure, nonostante queste accuse, il tribunale ha rigettato la richiesta delle aziende. Una vera batosta! Il tribunale ha dichiarato che i richiedenti non avevano dimostrato né un caso prima facie né una vera urgenza, e che gli interessi della Commissione avevano la priorità. L’argomento che la Commissione stesse oltrepassando i propri poteri territoriali? Respinto senza appello! Il tribunale ha ricordato che i poteri investigativi della Commissione erano già stati testati in passato in casi di violazioni della concorrenza da parte di aziende fuori dall’UE.
Ma non è tutto: il tribunale ha anche smontato il timore di danni alla reputazione. “Se il danno reputazionale c’è, ormai è già avvenuto”
ha dichiarato, aggiungendo che la colpa del legame tra la perquisizione e l’azienda era da attribuirsi al comunicato stampa dei richiedenti stessi, non a quello della Commissione. Insomma, una serie di colpi che hanno affossato le speranze delle filiali cinesi.
E adesso? Il caso proseguirà con il giudizio di merito, dove si deciderà il destino definitivo della contestazione contro la Commissione. Questo caso rimarrà nella storia come il primo a mettere alla prova i poteri investigativi della Commissione sotto il FSR, e potrebbe segnare un precedente per future battaglie legali.
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