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L’influenza della legislazione ESG sulle PMI e sulle catene di fornitura: uno sguardo più approfondito

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I quadri di riferimento per l’ambiente, la società e la governance (ESG) si sono evoluti al di là della semplice misurazione delle problematiche ambientali; ora misurano il modo in cui le aziende gestiscono i rischi e le opportunità ambientali, sociali e di governance. L’importanza delle attività ESG aziendali è cresciuta a tal punto da essere inserita nella legislazione dell’Unione Europea (UE).

Questo articolo si concentra sul potenziale impatto dell’ESG sulle piccole e medie imprese (PMI) locali e sulle loro intricate catene di approvvigionamento.

Il percorso legislativo

Mentre da decenni esistono misure legislative mirate a specifiche questioni ambientali, la prima svolta significativa nella legislazione ESG è avvenuta nel 2014 con l’introduzione da parte dell’UE della direttiva sulla rendicontazione non finanziaria (NFRD). Questa direttiva ha imposto agli enti di interesse pubblico con più di 500 dipendenti di divulgare specifiche informazioni non finanziarie legate all’ESG.

Nel 2021, la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) è succeduta alla NFRD e ha ampliato i requisiti di rendicontazione per includere una gamma più ampia di aziende, introducendo contemporaneamente protocolli di rendicontazione standardizzati, meccanismi di garanzia obbligatori e framework di rendicontazione digitale.

Le sfide dell’implementazione della CSRD

Negli ultimi tempi, fattori esterni come la pandemia globale, conflitti come la guerra in Ucraina e l’aumento dell’inflazione hanno messo in crisi le PMI e le loro catene di approvvigionamento. L’integrazione della CSRD introduce un ulteriore livello di complessità e pone diverse sfide, tra cui l’implementazione di sistemi di dati complessi per misurare le prestazioni ambientali, come il consumo di acqua e di elettricità, e i costi aggiuntivi legati all’assunzione di consulenti professionali per elaborare la strategia ESG e garantire che la rendicontazione sia conforme ai requisiti normativi.

Altre sfide includono l’impiego di risorse aggiuntive per misurare le metriche sociali e di governance come il turnover dei dipendenti, la diversità dei consigli di amministrazione e dei dipendenti, la formazione dei dipendenti e le risorse aggiuntive necessarie per raccogliere i dati ESG dai fornitori per la divulgazione delle informazioni relative alla catena di fornitura.

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Rendicontazione della catena di fornitura: Le sfide per le PMI

Gli standard europei di rendicontazione della sostenibilità (ESRS), emanati dalla CSRD, impongono alle imprese che superano determinate soglie di comunicare le emissioni di carbonio nei loro rapporti annuali.

In fase di rendicontazione, le aziende devono distinguere tra diversi tipi di emissioni, classificate come emissioni di Scope 1, 2 e 3. Le emissioni Scope-1 sono emissioni dirette provenienti da fonti di proprietà o controllate, come i veicoli di proprietà. Le emissioni Scope-2 sono emissioni indirette derivanti dalla generazione di elettricità acquistata. Le emissioni Scope-3 sono emissioni indirette che si verificano nella catena di fornitura dell’azienda che redige il report.

È significativo che siano proprio le emissioni Scope-3 provenienti dalle catene di fornitura a esercitare l’impatto più profondo sul prodotto finale del consumatore. Nel 2021 Apple Inc. ha dichiarato che il 99% delle sue emissioni si verifica nella sua catena di approvvigionamento.

Questo spiega perché la legislazione ESG richiede alle aziende di raccogliere dati dai fornitori. In questo processo, le PMI che non rientrano nell’ambito di applicazione della CSRD potrebbero comunque dover fornire dati ESG alle aziende più grandi che invece sono tenute alla rendicontazione.

Impatto sulle PMI e percorso da seguire

L’impatto sulle PMI è chiaro: anche se non hanno bisogno di comunicare i propri dati, dovranno raccogliere i dati per fornirli ai grandi clienti obbligati a comunicare le loro catene di fornitura. Se le PMI non riescono a farlo, possono ritrovarsi a perdere clienti importanti.

Questo comporta delle sfide per le PMI, come la mancanza di infrastrutture tecnologiche per fornire dati di alta qualità ai loro clienti, di risorse per concentrarsi adeguatamente sull’ESG, con la conseguenza di dati di bassa qualità e della capacità di identificare gli stakeholder all’interno di catene di fornitura intricate.

L’evoluzione delle aspettative degli stakeholder

I consumatori, gli azionisti, i dipendenti, le autorità di regolamentazione e gli altri principali stakeholder si aspettano che le aziende siano all’avanguardia nel proteggere l’ambiente, le società e le economie in cui operano. Ciò significa che gli stakeholder chiedono alle aziende di considerare i fattori ESG in ogni area operativa, comprese le catene di fornitura, sia a monte che a valle. Ciò rende i dati ESG una considerazione fondamentale per le aziende, comprese le PMI, se vogliamo raggiungere gli obiettivi di zero netto rispetto al cambiamento climatico. Se tutte le aziende, grandi o piccole che siano, lavorano insieme, questo obiettivo può essere raggiunto senza un impatto significativo sulle attività aziendali, comprese quelle di molte PMI.

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Sebbene i requisiti ESG possano non avere un impatto immediato, la mancata identificazione e gestione dei rischi aziendali che ne derivano può comportare danni futuri alla reputazione e perdite operative ed economiche. Tuttavia, è vero anche il contrario: le aziende che sono proattive possono scoprire di poter utilizzare gli ESG per aumentare il valore del marchio pensando in modo creativo ai rischi e alle opportunità sia internamente che nelle loro catene di fornitura.

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