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naufragio Bayesian: una tempesta, sette vittime e un inquietante interrogativo sulla sicurezza

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Un’imbarcazione di lusso, una tempesta improvvisa e una tragedia che ha lasciato il mondo senza parole. Il superyacht Bayesian , un gioiello dei mari battente bandiera britannica, è affondato al largo della Sicilia nell’agosto 2024, inghiottito dalle onde dopo essere stato colpito da un violento temporale. Sette persone hanno perso la vita in circostanze drammatiche, portando alla luce un interrogativo inquietante: gli yacht da diporto sono davvero sicuri o sono regolamentati con troppa leggerezza rispetto alle imbarcazioni commerciali?

L’incidente della Bayesian  ha acceso il dibattito sulla disparità di normative tra le due categorie di imbarcazioni, facendo emergere una verità scomoda: mentre gli yacht commerciali sono soggetti a controlli rigorosi, le imbarcazioni da diporto godono di una libertà che potrebbe mettere a rischio la sicurezza di chi naviga.

Due mondi, due regole: quanto è giustificata questa differenza?

Gli yacht da diporto e quelli commerciali sono regolamentati in modo molto diverso, e il motivo è semplice: i primi sono destinati a un uso privato, mentre i secondi operano a fini di lucro, spesso attraverso il noleggio. Ma questa distinzione ha ancora senso, considerando che oggi molti yacht da diporto rivaleggiano in grandezza e capacità con quelli commerciali?

Le differenze principali sono evidenti:

  • Certificazioni e controlli: gli yacht da diporto sono raramente ispezionati e non devono aderire a regolamenti commerciali. Al contrario, quelli commerciali devono superare severi controlli per garantirne la sicurezza.
  • Qualifiche dell’equipaggio: a bordo di un’imbarcazione da diporto, l’equipaggio non è obbligato a possedere certificazioni avanzate. È il proprietario a decidere chi assumere, senza garanzie sulla reale preparazione del personale. Sugli yacht commerciali, invece, ogni membro dell’equipaggio deve essere altamente qualificato e certificato secondo gli standard internazionali della convenzione STCW.
  • Attrezzature di sicurezza: sugli yacht da diporto, le misure di sicurezza si limitano a giubbotti di salvataggio, razzi di segnalazione e pochi altri dispositivi minimi. Le imbarcazioni commerciali, invece, devono essere dotate di sistemi antincendio avanzati, radiofari di emergenza (EPIRB) e sofisticati strumenti di comunicazione.

Ma la vera questione è un’altra: con yacht da diporto sempre più grandi e potenti, questa distinzione tra privato e commerciale  ha ancora senso?

Bayesian: un disastro annunciato?

Sebbene le indagini siano ancora in corso, emergono già dettagli inquietanti sulle cause del naufragio. Pare che le porte e i boccaporti della Bayesian  fossero stati lasciati aperti, permettendo all’acqua di invadere rapidamente la nave durante la tempesta. Il suo imponente albero maestro, anziché aiutarla a navigare meglio, ha contribuito a destabilizzarla come una vela nel vento impetuoso.

Un’altra falla nel sistema? L’equipaggio potrebbe non aver ricevuto la formazione adeguata per affrontare una situazione critica. A differenza degli yacht commerciali, la Bayesian non era dotata di compartimenti stagni, una caratteristica di sicurezza essenziale per prevenire affondamenti rapidi.

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È tempo di riscrivere le regole?

In passato, gli yacht da diporto erano più piccoli e navigavano per lo più in acque locali, mentre quelli commerciali affrontavano lunghe tratte internazionali con un equipaggio numeroso. Oggi, però, i confini si sono fatti sfumati: alcuni yacht privati sono immensi, trasportano decine di persone e necessitano di un equipaggio esperto per essere gestiti. Eppure, continuano a essere trattati come imbarcazioni di piccole dimensioni, senza gli stessi obblighi di sicurezza delle loro controparti commerciali.

La domanda sorge spontanea: ha ancora senso classificare queste imbarcazioni solo in base all’uso privato o commerciale? Oppure sarebbe più logico regolamentarle in base alla loro grandezza e capacità operativa?

Una cosa è certa: il naufragio della Bayesian  ha dimostrato che il sistema attuale presenta pericolose lacune. Il dibattito è aperto e la soluzione potrebbe essere una nuova regolamentazione che tenga conto delle reali capacità e dimensioni delle imbarcazioni, piuttosto che della loro destinazione d’uso. Perché in mare, la sicurezza non dovrebbe mai essere un’opzione.

Foto: Wikipedia

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