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Elezioni e crisi globale: il 2025 cambierà davvero le regole del gioco?

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Il 2024 passerà alla storia come un anno di sconvolgimenti politici senza precedenti, e tutto lascia presagire che il 2025 cambierà le regole del gioco economico globale. Un dato accomuna le elezioni appena concluse in Stati Uniti, Unione Europea, India, Francia e Regno Unito: ovunque i partiti al governo hanno visto erodersi il loro consenso. La politica tradizionale sembra sempre più incapace di rispondere alle esigenze delle persone.

Le democrazie occidentali si trovano di fronte a una realtà amara: i partiti di centro-sinistra e centro-destra stanno perdendo la loro presa sui rispettivi elettorati. “Le classi lavoratrici non si sentono più rappresentate dai partiti di centro-sinistra” , un sentimento diffuso sia negli Stati Uniti che in Europa, dove il divario tra ricchi e poveri si allarga, l’inflazione incalza e la gestione dell’immigrazione suscita rabbia e insoddisfazione. I leader di sinistra vengono accusati di aver perso il contatto con le necessità dei lavoratori, mentre il centro-destra non può più contare sul richiamo a valori come la democrazia o i diritti individuali per ottenere il consenso delle élite istruite.

Il prossimo anno, l’economia mondiale sarà travolta da un’ondata di nazionalismo economico e politiche protezionistiche, “un cambiamento rapido che richiederà alle imprese di essere agili e pronte a reagire a un nuovo ordine economico globale”.  I mercati valutari saranno più volatili che mai, e gli accordi commerciali diventeranno meri atti di convenienza.

A livello politico, il mondo sta entrando in una nuova era di disordine. Nessuna potenza si mostra disposta a guidare la lotta contro le grandi sfide globali: cambiamento climatico, regolamentazione dell’intelligenza artificiale, salute pubblica e risoluzione dei conflitti. “Gli Stati Uniti non vogliono più essere la guida delle democrazie occidentali” , lasciando spazio a una Cina dominante nell’industria e a una Russia che, invece di cercare stabilità, punta ad ampliare i suoi confini e a destabilizzare l’Unione Europea.

In Europa, il panorama è altrettanto cupo. Le tensioni politiche in Francia e Germania cresceranno, mentre l’UE resterà una coalizione frammentata, incapace di affrontare le grandi questioni continentali. “La Commissione Europea è brava a scrivere regolamenti che spera vengano adottati da altri, ma la realtà è che l’Europa ha perso il suo peso economico e politico”.  La disillusione dei cittadini verso i leader europei aumenta, alimentata da un’incompetenza percepita come sempre più diffusa.

Anche gli Stati Uniti affrontano sfide interne. Le politiche protezionistiche previste dal nuovo presidente saranno inizialmente ben accolte dagli americani, ma avranno un costo elevato: “Ogni famiglia americana pagherà circa 2.600 dollari in più all’anno per beni prodotti internamente, senza reali vantaggi a lungo termine”. Allo stesso tempo, la Cina sembra disinteressata a sostituire gli Stati Uniti come guida globale, preferendo concentrarsi sul suo dominio industriale.

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È evidente che nessuna nazione o istituzione internazionale è oggi in grado di affrontare le sfide globali. “Le Nazioni Unite e il WTO hanno perso la loro influenza, e nessuno sembra disposto a intraprendere il cambiamento necessario per rendere il mondo più sicuro e prospero”.  Mentre i leader tradizionali continuano a dipingere i partiti populisti come una minaccia, questi ultimi guadagnano terreno promettendo soluzioni a una popolazione sempre più frustrata.

Le implicazioni sono profonde: meno investimenti in welfare e sanità, maggiori spese per armamenti e un crescente appoggio verso partiti non tradizionali. “Questo è il momento per i leader di trasformazione di cogliere nuove opportunità, adattando le loro strategie per prosperare in un mondo imprevedibile.”

Foto: Shutterstock.com

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