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Crescita record dell’occupazione USA: tassi d’interesse verso una svolta?

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Nel mese di settembre, l’economia degli Stati Uniti ha sconvolto ogni previsione, con un boom di 254.000 nuovi posti di lavoro —il numero più alto degli ultimi sei mesi e ben oltre le aspettative di 140.000. Un risultato che ha colto di sorpresa persino gli esperti, spingendo i mercati a credere che la Federal Reserve rallenterà i tagli dei tassi di interesse, dopo l’ultimo taglio di 50 punti base. Questa performance rafforza ulteriormente la teoria di un “atterraggio morbido” per l’economia statunitense, che è riuscita a resistere al più alto tasso d’inflazione di una generazione senza compromettere la crescita o l’occupazione.

Ma non è tutto. Anche in Europa si sono registrati movimenti significativi sui mercati, con il rendimento del decennale tedesco in crescita di 6 punti base, fino al 2,20%. Una reazione alle notizie che arrivano dall’Atlantico, dove i dati sull’inflazione USA e il forte mercato del lavoro hanno innescato queste oscillazioni. Nel frattempo, l’inflazione europea di ottobre si è rivelata più bassa del previsto, all’1,80%, rafforzando le previsioni della BCE per un taglio di 25 punti base nella riunione di ottobre.

Anche il settore manifatturiero dell’Eurozona dipinge un quadro sempre più fosco: l’indice PMI ha toccato un nuovo minimo di nove mesi a settembre, in parte a causa della debolezza dell’economia cinese, fondamentale per le esportazioni europee. L’indebolimento della domanda, soprattutto nel settore dei veicoli elettrici a batteria, ha spinto numerose case automobilistiche europee a rivedere al ribasso le loro previsioni, mettendo in luce la vulnerabilità dell’economia continentale.

Il decennale tedesco, che inizialmente era sceso al 2,02% dopo la pubblicazione dei dati sull’inflazione europea, ha poi ripreso quota. I prezzi dell’energia, crollati del 6% su base annua, hanno guidato il calo dell’inflazione, ma la BCE prevede un temporaneo rialzo verso la fine dell’anno, poiché il precedente calo dei prezzi energetici non sarà più riflesso nei dati di Eurostat. “Ci aspettiamo che i prezzi tornino a salire” , è la linea ufficiale della BCE, che monitora con attenzione l’inflazione nel settore dei servizi, rimasta stabile al 4%, appena sotto il 4,1% di agosto.

Negli Stati Uniti, i dati di ottobre sulle Non-Farm Payrolls e l’inflazione hanno portato il rendimento del decennale USA a un aumento di 12 punti base, fino al 4%, rispetto al 3,8% di fine settembre. I mercati del credito statunitensi hanno risposto prontamente, con spread più stretti di circa 9 punti base. Il mercato del lavoro negli Stati Uniti resta estremamente teso: la creazione di 254.000 posti di lavoro e il calo del tasso di disoccupazione al 4,1%  dimostrano una resilienza senza precedenti, che lascia intendere che il peggio dell’inflazione potrebbe essere alle spalle.

I rendimenti dei Treasury USA sono balzati immediatamente dopo la pubblicazione dei dati. “Il rendimento del biennale è salito di 22 punti base, raggiungendo un massimo di un mese”, sottolineano gli analisti. E mentre l’inflazione generale sembra essersi leggermente attenuata, l’inflazione core è risalita a causa dei servizi, mantenendo alta la pressione sui tassi d’interesse.

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Nei prossimi mesi, tutti gli occhi saranno puntati sulle elezioni statunitensi del 5 novembre, con la vicepresidente Kamala Harris che mantiene un vantaggio su Donald Trump. Ma, come sempre, tutto potrebbe dipendere da una manciata di stati chiave, come la Pennsylvania. Le politiche economiche dei candidati, dalle posizioni sui conflitti internazionali, alla guerra in Ucraina e alle tensioni con la Cina, potrebbero avere un impatto enorme sui mercati finanziari mondiali man mano che ci si avvicina al giorno delle elezioni. Una cosa è certa: entrambi i candidati sembrano destinati ad aumentare ulteriormente il debito pubblico degli Stati Uniti, che ha già toccato la cifra stratosferica di 35,8 trilioni di dollari, con un rapporto debito/PIL del 120% .

Foto: Shutterstock.com

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