La Cina è tornata sotto i riflettori mondiali con una sorpresa che ha sconvolto il panorama finanziario globale: dopo anni di risultati deludenti, il mercato azionario cinese ha vissuto un rally spettacolare, sfidando ogni aspettativa e riaccendendo la fiducia negli investitori. Il motivo? Una manovra di stimolo economico di proporzioni epiche che ha letteralmente scosso il mercato, suscitando entusiasmo euforia tra gli investitori, soprattutto tra i piccoli risparmiatori.
Solo fino a poche settimane fa, l’indice CSI 300 era del 45% al di sotto del suo picco massimo di 5.877 punti, registrato nell’ottobre del 2007. Ma alla fine di settembre, la People’s Bank of China (PBOC) ha deciso di ribaltare le sorti dell’economia annunciando una serie di interventi da capogiro. Il colpo di scena? La PBOC ha messo a disposizione ben 114 miliardi di dollari per i prestiti destinati a gestori di asset, assicurazioni e broker per sostenere il mercato e alle stesse società quotate per riacquistare le proprie azioni. L’entusiasmo che ne è derivato, in particolare tra gli investitori al dettaglio, è stato immediato e travolgente.
Lo stesso giorno, la China Securities Regulatory Commission ha rilasciato un documento strategico sulla “gestione della capitalizzazione di mercato”, una serie di linee guida per mettere pressione sulle società le cui azioni valgono meno del loro valore contabile, affinché agiscano per migliorare i rendimenti per gli investitori. Ma le sorprese non finiscono qui: la banca centrale ha anche abbassato i tassi ipotecari per 50 milioni di famiglie e ridotto il tasso di riserva obbligatoria per le banche al livello più basso dal 2020, insieme a un taglio di 0,50 punti percentuali del tasso di riferimento principale.
Questo pacchetto di stimolo – il più imponente dall’inizio della pandemia – aveva un obiettivo chiaro: riaccendere l’economia cinese e superare il rischio di mancare l’ambizioso obiettivo di crescita del 5% per il 2024. Le manovre mirano a risollevare sia il mercato azionario che quello immobiliare, ancora in sofferenza per il disastro del colosso Evergrande, secondo più grande costruttore del Paese, crollato nel 2021.
I mercati hanno reagito con un’esplosione di entusiasmo: i due indici principali, il CSI 300 e lo Shanghai Composite (SSE), hanno guadagnato oltre l’8% in un solo giorno, il loro maggiore incremento giornaliero dal 2008. Nei giorni successivi, il rally è proseguito con gli indici principali che sono saliti di oltre il 30% nelle due settimane successive all’annuncio del pacchetto di stimolo, con volumi di scambio giornalieri ai massimi da nove anni.
Eppure, nonostante questa impennata, gli esperti notano come il mercato cinese sia ancora “estremamente sottovalutato”. L’euforia, però, ha avuto un freno il 9 ottobre, quando il CSI 300 ha subito un calo del 7%, la peggiore flessione degli ultimi quattro anni, nell’attesa di ulteriori dettagli dal Ministero delle Finanze cinese. Il 12 ottobre, invece di nuovi stimoli, il governo ha annunciato misure come l’emissione di debiti per alleviare i problemi economici, sussidi per i redditi bassi e impegni per stabilizzare il mercato immobiliare locale.
Si stima che il valore complessivo del pacchetto di stimolo cinese sia di circa 1,1 trilioni di dollari, pari al 6% del PIL del Paese. In termini monetari, questo pacchetto potrebbe essere il più grande nella storia della Cina, superando i precedenti stimoli adottati durante la crisi del 2008 e durante la pandemia. Alcuni analisti prevedevano un ulteriore pacchetto da 500 miliardi di dollari, viste le recenti difficoltà: dati recenti hanno mostrato una contrazione continua del settore manifatturiero, una disoccupazione salita al 5,3% e una preoccupante disoccupazione giovanile al 18,8%.
Tra i settori che hanno maggiormente beneficiato delle misure di stimolo ci sono la tecnologia, con un sorprendente +29,1%, e il settore dei beni di consumo discrezionali, con un incremento del 23,4%. Colossi come Alibaba, JD.com e Tencent hanno registrato guadagni significativi, mentre il settore immobiliare ha visto una crescita del 12,2% grazie alle misure di supporto mirate a ridurre la pressione su uno dei settori più indebitati della Cina.
Non solo in Cina, ma anche i marchi europei di lusso, come LVMH, Hermès e Richemont, hanno sentito l’onda positiva: dipendenti fortemente dalla domanda cinese, hanno registrato un rialzo delle loro quotazioni di oltre il 15% dopo un preoccupante calo nelle vendite del 2024. Le misure di stimolo, quindi, non sono solo un sollievo per il mercato cinese, ma potrebbero spingere una ripresa più ampia dei consumi.
Tuttavia, per garantire che il rally continui, il successo dipenderà dalla capacità di queste misure – e di eventuali ulteriori pacchetti – di affrontare le criticità strutturali dell’economia cinese. Tra i nodi più difficili da sciogliere, la deflazione, l’elevato debito pubblico e le problematiche del settore immobiliare che, dal COVID-19, hanno minato la fiducia degli investitori nella regione. Secondo una delle principali banche d’investimento statunitensi, “il mercato azionario cinese potrebbe crescere di un altro 20% se le autorità manterranno le promesse”
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