La Banca Centrale Europea ha fatto di nuovo una mossa clamorosa: giovedì ha abbassato nuovamente il tasso di interesse di riferimento, in un contesto di inflazione in discesa. Ma attenzione: nonostante il respiro di sollievo per milioni di famiglie e imprese dell’Eurozona, le pressioni sui prezzi non si fermano qui. E il futuro? Ancora un mistero.
A Francoforte, la BCE ha tagliato di un quarto di punto il tasso di deposito, portandolo al 3,5%, proprio come ci si aspettava. Un’altra boccata d’ossigeno per un’economia sotto pressione, dopo il primo taglio di giugno. Questa è la seconda volta che si interviene, dopo un periodo di aumenti record iniziato nel 2022 per domare l’incredibile impennata dei prezzi al consumo. E adesso? “I recenti dati sull’inflazione sono stati sostanzialmente in linea con le aspettative” ha detto la BCE, ma c’è un ma: “l’inflazione è destinata a risalire nella parte finale dell’anno, anche perché il forte calo dei prezzi energetici verrà escluso dai tassi annuali.”
In poche parole, l’ottovolante dei prezzi non è ancora finito!
A peggiorare le cose, i salari continuano a crescere a ritmo sostenuto, anche se finalmente la BCE segnala che la pressione legata ai costi del lavoro si sta gradualmente attenuando. Ma non basta: le previsioni sull’inflazione rimangono invariate rispetto a giugno, con l’obiettivo di scendere sotto il 2% solo entro il 2026. Nel frattempo, il quadro economico peggiora, con una previsione di crescita rivista al ribasso: solo uno 0,8% per quest’anno, rispetto allo 0,9% previsto in precedenza.
Nonostante tutto, la BCE non ha dato alcun indizio sulle mosse future. Nessuna anticipazione, nessuna previsione. “Manteniamo i tassi di interesse a livelli sufficientemente restrittivi finché necessario per riportare l’inflazione al 2%”, ha ripetuto, confermando che ogni decisione sarà presa “in base ai dati e da riunione a riunione”
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Un’economia sull’orlo del baratro
Se la BCE tace, gli esperti parlano: Carsten Brzeski, della banca ING, è convinto che vedremo “un’accelerazione dei tagli ai tassi”
– ma solo dal prossimo anno. L’inflazione sembra essere finalmente sotto controllo, o almeno così vogliono farci credere. In agosto, infatti, il tasso è sceso al livello più basso degli ultimi tre anni: un misero 2,2% rispetto al 2,6% di luglio, un soffio dall’obiettivo del 2% della BCE. Ma attenzione, solo un anno fa, nel pieno dell’incubo post-pandemico e con la guerra in Ucraina in corso, l’inflazione aveva raggiunto il terrificante picco del 10,6%.
Il pessimo andamento di alcune delle maggiori economie dell’Eurozona ha spinto molti a chiedere ulteriori tagli dei tassi per ridurre la pressione sulla moneta unica. Inizialmente, i segnali sembravano positivi, ma ora gli indicatori dipingono un quadro tutt’altro che roseo. La Germania, la più grande economia dell’Eurozona, ha registrato una contrazione inaspettata nel secondo trimestre, facendo crollare le speranze di una ripresa economica quest’anno.
E non è finita qui: la crescita salariale, che tanto preoccupa la BCE, ha rallentato drasticamente nel secondo trimestre, placando i timori di un’inflazione alimentata dai costi del lavoro. E dall’altra parte dell’oceano? La Federal Reserve americana sembra pronta a tagliare i tassi già la prossima settimana, grazie a dati deboli e al caos nei mercati. Questa mossa potrebbe rafforzare la fiducia dei decisori europei nel proseguire con la loro serie di tagli.
Foto: AFP