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Affari dei consumatori: Porte interne difettose: sostituzione o rimborso?

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Tre mesi dopo l’installazione delle porte, tutte e cinque le porte hanno iniziato a espandersi e per questo motivo una delle porte non riusciva a chiudersi. Foto: Shutterstock.com

I fatti del caso

Un consumatore ha acquistato un set di cinque porte interne da un’azienda locale. Durante l’installazione il consumatore ha notato che alcune porte erano spaccate nella parte in cui sono attaccate le cerniere. Trattandosi di un difetto minore, il consumatore ha accettato l’offerta del commerciante di detrarre 80 euro dal pagamento in sospeso. Tuttavia, tre mesi dopo l’installazione delle porte, tutte e cinque le porte hanno iniziato a dilatarsi e a causa di ciò una delle porte non riusciva a chiudersi.

Il consumatore ha segnalato questi problemi all’azienda, che si è offerta di sostituire le porte interne. Tuttavia, poiché le porte hanno sviluppato un difetto così grave in così poco tempo, il consumatore ha voluto annullare il contratto di vendita e chiedere il rimborso completo del denaro pagato. Il commerciante ha rifiutato la richiesta del consumatore e ha insistito sulla necessità di sostituire le porte difettose.

Poiché non è stato raggiunto alcun accordo, il consumatore ha presentato un reclamo ufficiale all’Ufficio consumatori per avviare una procedura di conciliazione. Nonostante l’intervento dell’ufficio, non è stato raggiunto un accordo amichevole tra le due parti. Al consumatore è stata quindi offerta la possibilità di presentare il reclamo al Consumer Claims Tribunal.

Le considerazioni del tribunale

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In prima istanza, il tribunale ha rilevato che il consumatore chiedeva un rimborso di 1.450 euro, ovvero il prezzo pagato per il set di porte interne che si è rivelato difettoso tre mesi dopo l’installazione. A questa richiesta, l’azienda ha risposto che le porte presentavano un difetto di fabbricazione e per rimediare a ciò si è offerta di sostituire gratuitamente tutte le porte. Questo rimedio è stato offerto nonostante il fatto che solo due delle cinque porte presentassero gravi difetti.

A sostegno della sua richiesta di risarcimento per il grave difetto delle porte, il consumatore ha presentato delle foto delle porte interne, che mostravano che le porte si stavano allargando dalla parte in cui si trova la serratura, difetto che rendeva difficile la corretta chiusura delle porte.

Il commerciante ha insistito per essere autorizzato a sostituire le porte

Il tribunale ha osservato che le foto presentate non lasciano dubbi sul fatto che la qualità delle porte interne fosse inferiore e sicuramente non quella che la consumatrice si aspettava quando le ha acquistate.

L’articolo 74, paragrafo 1, della legge stabilisce che “in caso di difetto di conformità, il consumatore ha diritto al ripristino della conformità dei beni o a una riduzione proporzionale del prezzo o alla risoluzione del contratto”.

Il Tribunale ha inoltre ritenuto che, sebbene la società abbia dimostrato buona volontà offrendo la sostituzione gratuita delle porte, non si può negare il fatto che le porte fornite abbiano manifestato gravi difetti in breve tempo e non si può rimproverare al consumatore di aver perso fiducia nei prodotti forniti dalla società.

Infine, il tribunale ha osservato che la richiesta della consumatrice di risolvere il contratto di vendita rientra nei parametri dei suoi diritti legali.

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La decisione del tribunale

Alla luce di quanto sopra, e dopo aver preso in considerazione le disposizioni del capitolo 378 della Legge di Malta (Legge sui consumatori), il tribunale ha deciso di accogliere la richiesta della consumatrice e ha condannato la società convenuta a pagare la somma di 1.450 euro.

Il tribunale ha inoltre ordinato alla società che, una volta effettuato il rimborso, dovrà disinstallare e rimuovere le porte dalla casa del consumatore a proprie spese.

Anche le spese di seduta del tribunale dovranno essere pagate dalla società convenuta.

Odette Vella è direttore della Direzione Informazione e Ricerca del MCCAA.

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