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a Davos si decide il futuro della cooperazione globale

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Il cuore pulsante del mondo si è fermato a Davos questa settimana, dove leader globali e visionari si sono riuniti per il tanto atteso incontro annuale del World Economic Forum. Tra le vette innevate della Svizzera, il tema “Collaboration for the Intelligent Age”  ha risuonato con un’urgenza palpabile, richiamando l’attenzione su una realtà che non possiamo più ignorare: conflitti incessanti, instabilità economica e un’era tecnologica che avanza a velocità impressionante.

L’incertezza politica si fa strada in numerosi Paesi, con nuovi leader che hanno assunto o stanno per assumere il potere, e il mondo si trova davanti a una verità scomoda. Come ha sottolineato il presidente della Commissione Europea, “mentre il mondo resta connesso lungo linee tradizionali, si sta fratturando lungo nuove linee”. Una riflessione potente, che ha trovato eco nelle parole del vicepremier cinese Ding Xuexiang. Ding ha lanciato un monito contro l’isolazionismo e ha difeso con forza le istituzioni multilaterali, sottolineando che “le politiche commerciali protezionistiche rappresentano una minaccia per la collaborazione globale” .

Nel corso degli interventi, si è delineato un messaggio comune: solo attraverso uno spirito di cooperazione possiamo affrontare le sfide colossali che ci aspettano, dai cambiamenti climatici alla povertà, dalla disoccupazione alla corsa tecnologica. Ma, mentre il mondo affronta un bivio, sorge spontanea una domanda: dove sono finiti gli statisti internazionali in grado di promuovere il bene comune?

Con il 2025 alle porte e l’80° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale da celebrare, ci viene ricordato che questi decenni di pace e prosperità sono stati costruiti grazie al multilateralismo. “Le economie hanno prosperato perché abbiamo collaborato, non perché ci siamo isolati”  è il messaggio che emerge chiaro.

L’esempio più evidente è l’evoluzione dell’Unione Europea: sei nazioni un tempo in guerra hanno costruito una comunità che oggi conta 27 membri, con altri Paesi pronti a entrare. E non dimentichiamo il miracolo economico dell’Asia, dove la Cina e altre nazioni hanno raggiunto traguardi straordinari grazie alla rimozione delle barriere commerciali.

Eppure, il mondo sta inciampando su un ostacolo cruciale: stiamo dedicando più attenzione alle minacce che alle opportunità. “Invece di riformare le regole del commercio internazionale per renderle vantaggiose per tutti, ci concentriamo sui rischi che comporta” è stato sottolineato con forza. Lo stesso vale per la tecnologia: “Le grandi aziende tecnologiche inseguono profitti, ignorando il potenziale collettivo dell’intelligenza artificiale”.

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Per un Paese come Malta, che dipende dal commercio e dagli investimenti internazionali, il messaggio di Davos è chiaro: non possiamo permetterci di restare a guardare. Come nazione, dobbiamo affrontare i nostri problemi interni, ma senza perdere di vista il panorama globale“La crescita economica del passato non garantisce prosperità futura”  ci ricorda un noto detto, ed è una lezione che Malta non può ignorare.

Foto: Fabrice Coffrini/AFP

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