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Malta

Bufera in tribunale: l’esperto ammette un ruolo chiave nell’inchiesta

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È scoppiata una vera e propria bufera in tribunale! Un esperto straniero è finito al centro di un feroce interrogatorio in due casi legali scottanti. Samuel Sittlington, analista forense coinvolto nell’inchiesta sullo scandalo degli ospedali Vitals, ha dichiarato in aula che non ha espresso opinioni né tratto conclusioni. Eppure, ha ammesso di aver avuto un ruolo attivo, destando sospetti e dubbi sui suoi veri compiti.

Sittlington, interrogato per la seconda volta dagli imputati, ha cercato di minimizzare il suo coinvolgimento dichiarando: “Ho firmato il rapporto come assistente” e ha sottolineato che le opinioni contenute nel documento dovevano essere attribuite all’autore. Ma gli avvocati della difesa, leggendo una frase del rapporto, hanno messo in dubbio questa affermazione: “Il nostro rapporto si basa sull’esperienza in casi simili… e non deve essere preso come un parere esplicito in materia legale.”  Eppure, alcune delle conclusioni presenti potrebbero sembrare proprio pareri legali. Un dettaglio che non sfugge ai legali di Chris Fearne, Edward Scicluna e altre figure di spicco, tutte accusate di presunta complicità nella privatizzazione fraudolenta degli ospedali.

“Questa è una questione su cui deve rispondere Jeremy Harbinson,” ha replicato Sittlington, sottolineando di non riconoscere la frase citata. “Ho firmato il rapporto come assistente… Non ricordo quella frase.”  Tuttavia, ha ammesso di aver partecipato attivamente alle ricerche, lavorando al fianco della polizia, e di aver interrogato le persone convocate dal magistrato.

Ma c’è di più! L’avvocato Franco Debono ha insinuato che Sittlington non fosse affatto un semplice assistente, come lui stesso ha cercato di far credere. “Quindi hai partecipato attivamente. Non sei stato solo un assistente,” ha suggerito Debono. E la risposta di Sittlington ha aperto un vaso di Pandora: “Non ero solo un assistente.”

Il magistrato Leonard Caruana, visibilmente infastidito, ha subito ribattuto: “Non è questa l’impressione che il tribunale ha avuto quando hai giurato prima. Lasciatemi ricordarvi che siete tenuto a dire la verità, tutta la verità.”

Sittlington ha quindi cercato di spiegarsi meglio, affermando che il suo ruolo era diviso in due parti. La prima riguardava la raccolta dei dati, con domande poste ai testimoni e l’organizzazione delle ricerche secondo le istruzioni ricevute dal magistrato. Ha ammesso che porre domande fosse “un ruolo molto importante” e che “le domande che ho fatto mi sono state fornite dal mio team… in base a lacune o dati mancanti.” La seconda parte consisteva nel determinare quali informazioni fossero rilevanti per il rapporto finale.

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Ma la situazione si è complicata ulteriormente quando è emerso che il rapporto finale, consegnato da Sittlington al magistrato Gabriella Vella lo scorso aprile, era incompleto! Mancavano documenti essenziali, tra cui fogli Excel contenenti analisi di transazioni finanziarie. Un errore tecnico o qualcosa di più sinistro? La difesa non ha accettato spiegazioni vaghe e ha preteso chiarezza su quanto stava accadendo.

L’atmosfera in tribunale si è infiammata quando gli avvocati hanno accusato Sittlington di non aver presentato tutti i documenti in tempo. “Il rapporto è stato presentato in una versione incompleta… Se ora si stanno presentando nuovi elementi, questo deve essere chiarito,” ha tuonato l’avvocato Stefano Filletti. La questione è diventata sempre più seria, con Franco Debono che ha ribadito: “Questo è uno dei casi più importanti… Ora ci troviamo davanti uno degli esperti più rilevanti che si presenta con leggerezza, come se nulla fosse, con nuove informazioni! Ci sarà una nuova inchiesta su tutto questo?”

Non è finita qui: Sittlington è stato addirittura accusato di aver cercato di “vendere i suoi servizi alla polizia” mentre era impegnato nell’inchiesta sugli ospedali. Ma l’esperto ha negato con forza, sostenendo che la situazione è stata distorta: “È parzialmente vero, ma completamente errato nel modo in cui viene presentato.”  Ha spiegato che il Commissario di Polizia Gafa’ gli aveva chiesto di addestrare ufficiali per indagini sul riciclaggio di denaro, ma ha insistito sul fatto che il progetto non aveva nulla a che fare con la sua esperienza a Malta.

Gli avvocati della difesa hanno continuato a fare pressione, ma la corte ha messo in chiaro che non tollererà tentativi di “intrappolare”  un testimone. Nonostante le tensioni, le domande sono proseguite, con il magistrato che ha ricordato a Sittlington che era sotto giuramento e che la falsa testimonianza è punibile con la reclusione.

Il caso continua, ma le ombre sull’inchiesta non fanno che allungarsi, sollevando seri interrogativi sul futuro dell’indagine e sulle implicazioni per le persone coinvolte.

Foto: [Archivio Times Of Malta]

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